LEZIONE
V.
DI S. CECILIA.
I.
O non posso introdurmi meglio nel se¬
condo ragionamento di questa Storia,
che col farmi ad osservare il Dossale
conservato già da molti secoli in S. Ce¬
cilia, veggendosi in esso otto quadri di¬
pinti sull'asse, e divisi secondo la ma¬
niera di que' tempi in altrettante sparti¬
zioni uguali componenti una ſol tavola: nella prima ev¬
vi una sala parata per la feſta degli Sposi Cecilia, e Vale¬
riano; nella seconda una stanza, ove Cecilia confida al
suo Sposo il segreto di avere ella un Angiolo Custode di
sua verginità; nella terza è dipinto Valeriano già battez-
zato, che vede l’Angiolo della sua Sposa, e nella quarta
Cecilia, che instruisce alla presenza di Valeriano Tibur¬
zio suo Cognato. Almanritta nella quinta S. Urbano Pa¬
pa è figurato, che dà il Battesimo a Tiburzio, nella sesta
effigiata è Cecilia incatenata alla presenza di Almacchio
Prefetto, nella settima la Santa nel bagno bollente, ed
il Carnefice vedesi colla spada ignuda in atto di decapi¬
tarla, e l'rultima ci mostra la Santa medesima, che pri-
ma di morire predica, e converte molti soldati. Questo
Dossale, che è una tavola di Cimabue dal Vasari accen-
nata tra le prime opere di quel restauratore della pittura,
si potrebbe chiamare una reliquia dell' arte, ed un raris¬
simo tesoro di questa Chiesa. Ma perchè altre più prezio¬
se reliquie qui si conservano pertinenti alla Santa Vergi¬
ne, e Martire, ed a molti Santi, senz' altro lasciando la
tavola di Cimabue, vengo a quanto vi è di adorabile in
questa Chiesa.
II. Quasi ogni Tempio ha il glorioso titolo di qual¬
che Santo, ma non so se ciascuno abbia del Santo tito¬
la¬