56
leggitore, che l’Altar maggiore era della Famiglia In-
fangati prima che si capovoltasse la Chiesa, vedendosi nel
pavimento vicino alla porta, che era il luogo della Cap¬
pella Maggiore, una lapida sepolcrale con l’arme degl
Infangati al presente quasi consumata, conoscendosi con
istento le tre sbarre turchine in campo d'argento ar-
me di quella Famiglia.
VI. Entrando adunque in Chiesa a manritta vedesi
il sepolcro del Baron Enrico di Starembergh, giovine
che nel lavarsi in Arno si annegò nel 1650. il Deposito
è un ricco lavoro di marmi fatto da lacopo Maria Fog¬
gini allievo di Antonio Novelli, e ne daremo sul fine l'
Epitaffio, che vi fu inciso. Rimpetto a questo vedesi il
Tabernacolo già destinato per conservarvi l' Eucaristia,
che dal Vescovo Benozzo Federighi si disse fatto lavora¬
re, e sopra a questo è collocato un altro Tabernaco-
lo, ove sta chiuso il Crocifisso Miracoloso di Loreto, di
cui parlerò nella seconda Lezione. Seguitando a man¬
ritta viene la Cappella in onore de'Santi Tiburzio, e
Antonio con tavola di Buonaventura Gandi, in mezzo
alla quale evvi un vano, ove è custodita la divota Imma-
gine della Centuria di Maria, di cui poscia ragioneremo.
A sinistra corrispondente con uniformità di disegno se¬
gue altra Cappella di Cristo appassionato con tavola del
Rosso, il quale rappresentò Gesû, che porta la Croce,
ed una turba di spettatori con si bella invenzione, di¬
sposizione, ed attitudini, che stimasi una delle più rare
tavole di Firenze; Inoltrandoci poi nella Chiesa, troviamo
due porte laterali, sopra le quali eranvi due finestre con
pitture di Cecco Bravo, sulla porta destra avendo egli
dipinto San Giovanni Evangelista, e sulla sinistra S. Gio:
Batiſta, la prima non ci è più, ma la seconda è co-
perta da un muro sottile alquanto distaccato dalla
pittura.
VII. Resta la Cappella maggiore di sopra accenna¬
ta degna da osservarsi per la ricchezza de' marmi, e
per la bontà delle Pitture. La Tavola all’Altare è del
Cavalier Curradi rappresentante Papa Urbano I. che fu
pre¬