284
gio del Granduca Cosimo III. di 19. anni entrò in Reli¬
gione, ove visse solo 10., vero imitatore di S. Luigi Gon-
zaga, di cui ora mi giova crederlo eterno, e felice Com-
pagno in Cielo. La morte lo rapi alla Compagnia, ed a Fi¬
renze ai 30. di Ottobre del 1700. Questo luogo si rende an¬
cora memorabile per essere stato governato dal Padre Giu¬
seppe Maria Sottomaior Portoghese, che ivi volle terminare
i suoi giorni dopo 26. anni di Sermoni della Buona Mor¬
te fatti nella Chiesa di S. Giovannino. Avea egli gran
numero di penitenti Prelati, Principi, Dame, Cavalie¬
ri, e Religiosi d'ogni Ordine, i quali frequentando la
sua direzione divennero molto spirituali: Desiderava il P.,
e ſe n’ espresse più fiate, di morire all’ improvviso, ed a
chi gli opponeva, che cosi morrebbe senza Viatico, ri-
ſpondeva,, Io mi comunico per Viatico ogni mattina,,
ſe gli ricavano nuove di morte improvvise francamente di¬
ceva;, Ancor io morirò in simil maniera, Ed il Signore
volle esaudire questa sua brama, e vi furono contrassegni
da credere, che ne avesse l’avviso dal Cielo. Conciosia-
cosachè nell' ultimo discorso della Buonamorte, avendo
parlato con zelo ſtraordinario, e più lungamente del so-
lito, lasciò d'invitare, come soleva per la seguente Do-
menica, e non propose l’ argomento, che avrebbe trat-
tato, come pur soleva fare. A Cammillo Orsini il Padre
richiesegli un libro, che gl'aveva prestato, rispose l'Or¬
sini, che gliel' avrebbe portato nel martedi seguente,
cui soggiunse) il Padre,, Se non sarete a tempo?, Ed in
fatti non fu, perchè in tal giorno sorpreselo l'acciden¬
te, che nel principio non lo privò di conoscimento, sic¬
chè potette dar segno di volere l'estrema Unzione, ma
da nuovi accidenti, e moti convulsivi assalito, caden-
do in un profondo letargo, nella mattina di mercoledi
nei 6. di Settembre del 1719. placidamente spirò. Non
è facile a dirsi il pietoso sentimento, che ne mostrò Fi-
renze. L'Arcivéscovo della Gherardesca genufsesso al ca-
taletto, ove giaceva il morto, orò, gli baciò le mani, e
gliele asperse di lacrime. L’Altezza Reale del Granduca
Cosimo III. uditane la morte, disse, che Firenze gl’era
mol¬