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sopratutto, per essere artisti, intendere all’incremen-
to dell’ arte , e per questo tentare il nuovo, studiando
il grande libro della natura. E questo felice e sapiente
concetto che è rimproyero ai passati e ai futuri lezione
crescerà in quanti desiderano il progresso dell’arte amo-
re e rispetto per l’ Ussi, artista diligente e coscenzioso;
del quale tutti conosciamo il merito presente e speria-
mo la grandezza futura.
La morte del Duca Alessandro de’ Medici, che già
ispirò al Pollastrini uno de’suoi più lodati lavori, fu
presa quest’ anno ad argomento dal Bellucci e dal Ca-
stagnola: della tela dell’uno esposta fuori delle sale
della Società a me non tocca parlare : per elogio del
Castagnola basti dir questo: che il successo felicissimo
ottenuto dal quadro del Bellucci non valse a far si che
il suo passasse inosservato: cosa rara in oggi, dacchè
sembra che non si possa in arte plaudire ad uno senza
tirar sassate ad un’ altro.
E certo non può, a mio parere, negarsi , che molti
pregi del quadro del Castagnola manchino a quello
del Bellucci: il quale l’emulo suo sorpassa, credo, in
alcuni altri; e penso che quadro veramente belló e
quasi perfetto si farebbe da chi avesse riunite in sé le
buone qualità dei due artisti. Nel quadro del Casta-
gnola è da notare la difficoltà che porgeva l’argomento
preso a trattare in quella guisa: chè è uno sforzo di
singolarità; come il Delaroche volle dipingere un qua-
dro nel quale non erano occhi, cosi al Castagnola pia¬
cque mostrarci un dramma servendosi solamente dei
panni: concetto che egli esplicò con assai valentia. Il
suo quadro è dal lato dell’evidenza, stupendo: e seb¬
bene non ci presenti che un cadavere gettato sopra