TRIBUNA
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bellissima delle Dee ebbe a marito il più deforme di tutti
i Numi.
Ritornando però alla sua nascita era opinione di alcuni
che essa fosse figlia di Giove e di Dionea ninfa dell’ Oceano,
e che, abitando i contorni di Citerea, fosse stata rapita da
Zeffiro che la trasportò nell’isola di Cipro. Quindi ne venne
il nome di Citerea e di Ciprigna, mentre alcuni popoli la
invocavano sotto il titolo di Venere celeste, popolare, nu¬
ziale, e finalmente genitrice di tutte le cose, ch’ è il più alto
concetto della sua divinità.
Le Arti belle facevano a gara a rappresentarla secondo
tali denominazioni ; e mercè le opere d’arte, il culto alla
Dea si estendeva rapidamente e il nome di lei diveniva ovun-
que popolarissimo.
La Scuola Veneta, che ai tempi di Tiziano, ritraeva la
sua educazione civile, religiosa e morale dall’ influenza che
esercitavano le assurde credenze e le opere artistiche del
paganesimo, trovò nel Veccelli il vero amatore dell’ arte
greca ; il quale, poco badando a quei dipinti che avrebbero
potuto un giorno offendere il senso pubblico, prepose il suo
gusto alla decenza morale, e, tra le altre nudità che offendono
il pudore e il decoro dell’ arte, produsse le Veneri che qui
descriviamo.
E fama che, nella più notevole di cui parleremo qui in
primo luogo, Tiziano ritraesse la favorita del Duca Gui¬
dobaldo II, ma alcuni critici impugnano questa opinione,
dicendo che i lineamenti della figura corrispondono piuttosto
al ritratto di quella giovane donna che trovasi ai Pitti e va
sotto il nome della Bella di Tiziano ; o ad altri due ritratti
che si conservano nelle Gallerie di Vienna e Pietroburgo.
Comunque sia il correttissimo ed effeminato profilo del
volto, la vivacità del guardo ammaliante, le labbra pronun¬
ziate e sensuali e l’andamento della morbida voluttà, rive¬
lano in lei apertamente la mollezza dei costumi tutti propri
della Dea che qui rappresenta.
Essa è ignuda, e, con le gambe incrociate, giace sopra