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scrittore di molta reputazione. Al grande ingegno, alla
larghissima memoria ed alla persistente applicazione allo
studio accoppiava agilità e robustezza di corpo. Ultimati
gli studi in alcune città del Lazio, si recò a Ferrara dal
sapiente maestro Guarino, a cui convenivano scolari da
tutta Italia, dalla Spagna e dalla Germania. Nel 1447 passò
in Ungheria, ospite del vescovo Giano Pannonio.
Giovanissimo fu chiamato all’Università di Padova ad
insegnare lettere. Ivi scrisse un epitafio sul monumento a
Gattamelata; si assicura che scrivesse con molto gusto in
greco, in latino ed in ebraico. Fece alcuni viaggi in Spagna,
Francia ed Inghilterra, esercitandovi medicina e, carico di
onori e ricchezze, ritornò in Italia nel 1462.
Fu chiamato a leggere rettorica e poesia nella dotta
Università di Bologna. Fu segretario del re Mattia Corvino
d’Ungheria, al quale portò un valido contributo di intelli¬
genza e di valore militare nelle guerre contro i Turchi.
Scrisse un trattato di teologia e di astrologia, De incogni-
tis vulgo, ed il De Homine ove parlò delle varie parti del
corpo umano.
Nel 1468 passò alla corte di Luigi XI di Francia, e di
li passò di nuovo all’Università di Bologna ed a Monta-
gnana ove era la sua famiglia.
Si hanno disparate sentenze intorno all’epoca ed alla
specie della sua morte. Sembra che finisse la sua vita in
Boemia, per caduta da cavallo, nel 1490. Ebbe una vita
travagliata, piena di contese e d’inimicizie delle quali fu
cagione il suo grande ingegno e riputazione. Nel palazzo
comunale è dipinta, à segno di onorificenza, l’intera sua
figura con sopra lo stemma nobiliare della sua famiglia, e
nella libreria di S. Marco a Venezia, la bella medaglia co¬
niatagli, che porta nel diritto il suo busto colla leggenda:
Galeottus Martius poeta claris. matemat. et orator.
Paolo Sbardellato. — Celebre condottiero che si ritiene
nativo di Narni. E’ però certo che andò sposo a Caterina