Full text: Guida artistica per la città di genova (3)

1286 
SESTA 
di Pierino preferisse ad ogni opera i giganti 
mentre l'Italia avida di sottrarsi alle passate ti¬ 
midezze agognava ad esser libera, allentando 
il freno a’ pensieri ed alla mano. Sconsigliata 
imitazione, che tra’ nostri sviò dal retto la gio- 
ventu di Luca Cambiaso e ne guastava l’inge¬ 
gno se i consigli de’ piú savi nol ritraevano a 
migliori principii. Questo dee dirsi, perchè nel 
palażzo Doria s’impari una volta a distinguer 
l’allievo di Raffaello d’Urbino dal Buonaccorsi 
ispirato al gagliardo di Michelangelo, e lasciato 
a se stesso. Che se a taluno giungano inattese 
ed ingrate le nostre osservazioni, sarà bello il 
ripetere, che la critica non dee smarrirsi in¬ 
nanzi alle opere per quanto insigni, e che quei 
caratteri che tornan perniciosi ad imitarsi sono 
talvolta ne' grandi artefici l’espressione d’un ge¬ 
nio potente. Il forte impasto ha conservata fino 
a noi la medaglia, e l’acqua che per cieca ne¬ 
gligenza de’ custodi vi filtrava dal tetto potè in 
due punti macchiarla, e nulla più. Con lieve fa¬ 
tica riparò l'Angelini a que’ danni, rinnovando 
però sui pochi avanzi dell’ antico i rabeschi ad 
oro e a colori onde son zeppe le cornici di 
stucco e le lunette. Vuolsi (o volle almeno il 
Ratti) attribuire a Silvio Cosini il sontuoso ca¬ 
mino che vediamo in prospetto della sala, ric¬ 
chissimo d'intagli e sculture in marmo ; cosi un
	        
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