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GIORNATA
Altri potrebbe dubitare se all' antica o moder¬
na pittura si debba l’onore d’aver prodotta la
tavola affissa nel coro, singolar tesoro dell' in¬
terno, col quale m’ è grato il conchiudere la pre¬
sente descrizione. Ma se que’ titoli si misurano
dalla coltura o dalla rozzezza del dipinto, mi
sia lecito il porre tra i moderni il presente qua¬
dro, mentre sono egualmente stupendi il deco¬
ro, la verità, e l'espressione delle figure in esso
composte. Ciò nondimeno direi temerario chiun¬
que volesse spingerne l’epoca più in là del se¬
colo xiv, e se piacesse supporlo di scuola ge¬
novese sarebbe mestiéri scemarne vieppiù l'an¬
tichità, considerando che Genova fu meno spedita
d’ogni altra nazione al perfezionamento dell’ar¬
te, anzi quand’ ella vi giunse, le altre scuole
cominciavano a sviare dal semplice. Per parte
mia, non sarò cosi tenero della patria, nè si
cieco alla evidenza ch' io ascriva a’ concittadini
la tavola di cui parlo. La sua forma è di trit
tico; nel campo di mezzo è Maria sovra un seg-
gio col putto sulle ginocchia, nel destro S. Laz-
zaro vescovo e titolare della chiesa, nel sinistro
il Lazzaro della parabola, l’emblema a cosi dire
de’ lebbrosi. Non si vogliono confondere con que
ste figure i due angeli della predella, nè il Cro¬
cifisso della cimasa; pitture aggiuntevi poste¬
riormente, e pennelleggiate (se non mente lo