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SESTA
pio di questa, anzi ogni opera insieme raccolta
non ne potrebbe agguagliare il prezzo. Tutto il
resto della cappella è un fastidio, e più ch’ al¬
tro l’affresco che per buona ventura di chi’l
fece, venne a noi senza nome. Putono de’ fra-
telli del Guidobono le due mezzelune ad olio,
locate per ischerno in questo luogo dove ha sede
quel gentile toscano, e dove trovaron riposo le
ceneri del nostro Fiasella.
Il prossimo altare che pompeggia in ispazio
meno angusto, decorato in più tempi dalla pietà
dei fedeli, mantenne fino al 1766 il titolo del
B. Salvatore da Orta, fulgidissima stella dell’Or-
dine minoritico. E finchè stette sotto quella invo¬
cazione non gli mancarono solennità di culto e
memorie degne di registrarsi nella storia. Nel
1625, sovrastando a Genova il flagello delle ar
mi di Savoia collegate con Francia, tra gli altri
mezzi che si tentarono ad implorare il divino
aiuto usci decreto dal Senato, che si votasse a
quest’ ara una messa per ciascun sabato, s’ ad¬
ornasse di un ricco pallio, e si provvedesse di
cere pel valsente di centocinquanta lire *. Quanto
alle sue opere d’arte, è probabile che la tavola
del Beato operante miracoli, lavoro di Domenico
Il Decreto è in atti del Segretario G. B. Panesio ed ha
la data del 20 marzo 1625.