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SESTA
quentò le private gallerie può solo farne pruova
questa preziosa Madonna tutta spirante candore
e modestia, e d’un affetto cosi spontaneo e ce¬
leste, che ripetuta in mille copie, non si di¬
rebbe abbastanza intesa da alcuno. E l’altra una
statua in legno che la rappresenta col divin fi¬
glio in collo, opera del veneziano Domenico Bis-
soni, ma di quelle molte che fán torto alla sua
fama. Tenea da principio il bel mezzo della pa¬
rete ; ma il P. Carlo Giacinto la trasportò in una
nicchia ovata sul cornicione, e il luogo stesso
sembra occultarla allo spettatore. Prima che in
questa chiesa stette ad un' altare de' padri Ser¬
viti, ove egli da giovinetto solea recarsi ad os¬
sequiarla ; onde ci si racconta d'un suo motto
proferito (allorchè fu portata quivi) colla tran¬
quilla ilarità dell'uomo religioso: Mentre io era
sanciullo, o Signora, io venni a visitar voi; ora
che sono cagionevole ed infermo vi compiacete di
visilar me.
S’io non mi resi ingrato a chi legge, alter¬
nando alla descrizione di questa chiesa le memorie
di chi la innalzava, farò bella conclusione all’arti¬
colo colla maggior sacristia formata sulla manca
del coro, ove ogni oggetto ci parla di lui, e
de’ suoi fatti. Non pongo in questo numero una
vasta tela col presepio, afsissa ad una delle pa¬
reti, dipinta, a quel che pare, da' fratelli del