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GIORNATA
mento che ha tante lodi in que’ libri, e tanta
fama presso i dotti dell' arte italiana. Ma noi
non potremmo additargli il luogo senza arros-
sire di noi medesimi o condolerci della nostra
fortuna. Non aggraviamo le colpe nostre colla
menzogna; chè schietta menzogna è l'accagio¬
nare il tempo del tristo aspetto de’ danni che
incolsero a questo palazzo, sformato assai pri¬
ma dell’'attual secolo, ed orbato di molte bel¬
lezze, ma sempre per mano degli uomini e per
talento d’avarizia. Io non so diffondermi a de¬
scrivere il bell’ ordine dorico che dà forma al¬
l’edificio, nè i fregi che l’arricchivano con pari
dovizia e leggiadria, nè i marmi delle logge e
delle gallerie, nè l'ampiezza delle sale e degli
ingressi, cose tutte a cui basta uno sguardo, come
avviene nelle opere eccellenti, e che in questa
servono anzi ad accrescer corruccio che a pro¬
muovere diletto in chi osserva. Chi scrive sin¬
cero della patria terra non deve dissimularne
le miserie, ed io tolgo l’amaro uffizio di lamen¬
tarle quivi, perch’ altri non m’ oda vantare gran¬
dezze antiche ove la pochezza presente ha te-
stimonianze cosi aperte.
Sulle mura del primo ingresso, coperte in gran
parte a bozze di travertino e reggenti una gal¬
leria che si stende in doppio braccio dal palazzo
per quanto è lungo il cortile, fanno miserabile
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