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Dellistorie d Génoua,
giando, chi questa, e chi quella parte, tratquali Barissone giudice d'Al¬
borea, che auanzaua gli altri di potenzia, e di ricchezze, perche portaua
odio al superbo gouerno de Piſani, teneua ſtretta amicizia co Genouesi.
Barissone dunque inanimato dalla giuntà della nioua potenza, commu¬
nicata la cosaco Genouesi voltò l'animoa vn pensiero molto generofo di
cacciare i Pifani di Shedigna ge farsere Re, e padrone. Molte cose in¬
dusserò i Genouesi a fauoreggiare i disegnindi Barissone; prima perchei
Pisahi haueuano in quellIsola maggior forze di loro; e molio più ampio
dominio, dipoi ancora, perche haueuano consumato molta gente, e spe¬
so molti danari in quella contesassenza alcuna speranza di poter fare gran¬
de acquisto: finalmente, perche sperauano camminando per sentieri fuo¬
ri di ſtrada venire a quello, che non poteuano confeguire andando pervie
aperte di cacciarei Pisani dellIsola, & acquistarne il dominio intero per
loro: percioche essendo poſta tutta la ſperanza di Parissone di poter difen
dere il regno, e ributtare d'arme de Pisani nell'aiuto de Genouesi, confi¬
dauano, che douesse essere sempre presso ad ogni lor cenno, e che perciò
egli haueſſe a tenere il titolo, elnome di Re; ma eſsi eſſer padroni di tutte
le forze delregno: Laonde perche Bariſſone per tal conto mandò amba¬
ſciadore a Ceſare Ygone Veſcouo di S. Iuſta, e Genoueſi mandarono con
lui due amba ſciadori Filippo Juſta, e. Buonuaſſallo Bulferio; il Veſcouo
intromesso a Cesare chiese, che volesse coronare Barissone in Re di Sardi¬
gna, il qual regno egli prometterebbe di tenere in feudo da Cesare, è giu¬
rerebbe fedelta, e obbedienza all'lmperio, e insieme di pagare ogn'anno
tributo, e fra tanto sborsare di presente quattro mila marche d'argento.
Cesare ammesse ageuolmente queste dimande con grande sdegho de Pi¬
sani, che con gran grida si lamentauano di cotale ingiuria; i quali trapor¬
tati dall'ardore della collera non si peritarono d'esclamare per tutta la cor
te, chenon era per essere huomo al mondo, che contra lor voglia fosse per
hauere forze da condurre Barissone in terra ferma, ouero di aprirgli la via¬
a entrare in poſſeſſo del regno. Ma gli ambaſciadori Genoueſi doman¬
dati da Cefare, se potessero ciò fare, risposero, che harebbono forze per
loro ſteſsi, malgradode Piſani da cauare il Re dellIsola, e condurlo a Ce¬
sare sano, e saluo. Cesare dunque mand & quattro ambasciadori a Ge¬
noua, i quali montati sopra l'armata apparecchiata da Genouesi; con la
medeſima armata conduſſero Bariſſone di Sardigna a Genoua, che la no¬
ſtra città era molto ricca , e potente, e inigrande riputazione; e nel corso
di gran facende per essere intenti i cittadini alle cose della guerra; e in ac¬
creſcere lo ſtato priuato, el publico. Soprauuenne a gli honorati pensieri
il male vſato darsi a popoli ticchi, cioè le discordie ciuili, le quali ritar¬
darono il frettoloso cammino alla gloria, al sommo grado di potenza nel
le coſe marittime; il nascimento delle quali fù l'ambizione di duepotenti,
e nobilifamiglie Auuocati, e Castelli; conciosiecosa, ched'vnâ, el'altra
haueua gran seguito della plebe, e stretta in amicizia con gran parte del¬
la nobiltâ, è tiraua quasi seco tutta la città. I Castelli hebbero in Geno¬
ua maggiore, e più lunga potenza, che alcun' altrà famiglia innanzi al re¬
gnò delle quattro famiglie, e la cui potenza fosse più da temere; e la qua¬
le tiraſſe ſeco maggior parte della città, come a suo luogo apparirà di ma¬
no in
obtiri