Libro Terzo.
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Andrea Vſo di mare, e Stefano Negro Pasqua. Fù similmente ristau¬
rato il castello di Portofino, & similmente le mura di Portouenere venute
a meno per la vecchiezza loro, & accresciuti quei luoghi di presidij.
Non fù vana questa loro opinione, percioche l'anno seguente, nel quale 1543
Andrea Centurione Pietrasanta fù fatto Duce della Republica, Ariade¬
no paſsò al principio di Primauera con vna groſſa armata nel mare di
Sicilia, & espugnato Reggio andò in Prouenza, e fermossi a Tolone per
attender quiui l'ordine del Re di Francia, a richiesta del quale vi era ve-
nuto. Cesare era andato contra Borgognoni per reprimer l'ardir del
Duca di Cleues ribellatoſi da lui. Ariadeno insieme con l'essercito del
Re va per oppugnar Nizza, & piglia la terra, ma la fortezza posta in
vn sito fortissimo a i loro sforzi valorosamente si oppose, dalla quale as¬
ſai preſto laſciata la coſa imperfetta ſi ritira a Tolone, hauendo inteſo,
che Alfonso Daualo con le sue genti , che haueua valorosissime, doueua
di presto soccorrere quel luogo. Essendo nel medesimo tempo andato
vna grossa banda di Corsali, c'haueua seguitato l'armata di Ariadeno,
per pigliar San Remo, luogo de' Genouesi, fù valorosamente difeso dal¬
l'egregia virtù di Luca Spinola. Il Re di Francia, il quale con quei con-
pimenti di carezze, e di cortesia, quali già habbiamo detto, haueua mi¬
tigato lo acerbo ddegno, che per molti anni adietro haueua portato a
Genouesi, per farsi quelli più strettamente amici, richiese al Senato, che
voleſse riceuere nella Città vn'Ambaſciatore perpetuo a suo nome, il
qual'era Luigi Alamanni Gentilhuomo Fiorentino al Re gratissimo per
la eccellenza della sua dottrina; secondariamente, che suoi ministri, e li
confederati con esso lui potessero valersi de i porti della Liguria; vltima¬
mente, che lo accommodassero de' denari, parendogli cosa ragioneuole,
che essendo le sostanze de Genouesi aperte a Cesare, & quasi ad ogni
vno, non douessero esser chiuse a lui solo . A queste cose gli rispose il Se¬
nato, che quanto al riceuer l'Ambasciator suo, essi non lo rifiutauano,
essendo a loro ciò molto honoreuole, poiche quella Città, alla quale ven
gono mandati Ambasciatori, ne riceue splendore, e dignità: però dubi¬
tar eſsi, che questa cosa non causasse qualche disparere tra l'Ambascia¬
tor di esso, & quello di Cesare, e qualche dissensione tra Cittadini, l'vna,
e l'altra delle quali cose euitar determinauano sopra ogni cosa: essere la
Republica de' Genouesi certamente libera, però nuoua, e di maniera ap¬
poggiata, & aderente a Cesare, che a lui primieramente bisogna, chè hab
biamo molto riſpetto; perciò essere di parere, che ſopra questa coſa si
haueſſe più matura consideratione. Quanto poi al poter soggiornare ne
i porti loro, non essere mai stato costume de Genouesi di vietar ad alcuni
i suoi porti; anzi esser soliti di riceuere, & in tutte le cose possibili giouar
a quelli , che vi vanno; perciò non essere di mestiero, chel Re ricerchi
per i suoi Ministri: quello, che fù a loro amicheuolmente sempre conces¬
ſo; non potersi però lasciare persuadere di riceuere ne suoi porti vna
tanta armata de Turchi, che ſarebbe coſa non solo empia, ma etiandio
pericoloſa, & questo il Re per la sapienza sua non douer hauer a male.
Vltimamente spiacer loro, sommamente di non poterlo compiacer de i
denari, che ricercaua, trouandosi l'Erario per i tempi auuersi essausto;
che