Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

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DellIſtorie di Genoua, 
commune patria, e suegliò l'addormentata virtù, ne permise, che la cit¬ 
tà s'annighitisse nell'ozio. Nella qual coſa l'opera dell'Arciueſcouo fù 
molto gioueuole, perche, e ammonendo, ed essortando, e rinfacciando 
al popolo la viltà, e proponendo il timore della vendetta di Dio, non la- 
sciò indietro alcuno vfficio di diligente, e buon pastore. Dunque l'anno 
seguente , che fù cinquantesimo quarto di quel secolo, auuicinandosi cosi 
gran pericolo furono creati consoli quattro cittadini molto ricchi; e pru¬ 
denti, Vggieri Guidone, Vberto Spinola, Anselmo d'Oria, Lanfranco 
Peuere, i quali accettarono l'vfficio prontamente , e'l popolo ne fù moltò 
contento, e fece instanzia, che sottentrassero a tal carico; i quali subito , 
che presero l'vfficio, disegnando con le fatiche loro solleuare tutte le parti 
della republica, primamente procurarono di supplire il numero delle ga¬ 
lee, che era diminuito grandemente , e le genti nauali , che erano il nerbo 
della republica, e fecero subitamente mettere in assetto gran numero di ca- 
rene per fabbricare vaſfelli, dipoi riuoltarono l'animo a liberare la repu¬ 
blica da' debiti , e dall'vſure, e fra loro, e successori consoli dell'anno pros- 
simo recarono tal cosa ad effetto ricomperando da gli vſurari molte en¬ 
trate, e gabelle publiche. In quei tempi Federigo calò in Italia, e perche 
l'altre città d'Italia, che per antica ragione, erano sotto l'imperio Romano 
gli mandarono ambasciadori a giurare fedeltà, cercando d'acquistarsi la 
grazia di quel potente Prencipe, la città nostra ancora non volendo intra- 
lasciare tale vfficio gli mandò due ambasciadori Vgone Arcidiacono huo- 
mo di gran dottrina , e'l Caffaro scrittore de gli annali , i quali furono ac- 
colti da lui benignamente, e con molta humanità, e con gran dimostra- 
zione di beneuolenza verso la nostra città; tuttauia per all'ora non si fece 
niuna de quelle coſe, per le quali erano andati, e tutte furono studiosa- 
mente riserbate a più commodo tempo per astuzia di Federigo, che voleua 
che ogni coſa foſſe in suo arbitrio, come quello, che disegnaua seruirsi 
delle forze, e dell'industria de' Genouesi nelle spedizioni marittime, che 
egli haueua in animo di fare, nelle quali, come egli hauessi trouati più, ò 
meno pronti, e obbedienti alle sue voglie, così disegnaua di imporre loro 
più leggieri, ò più dure condizioni. IGenouesi dunque rimesse le cose 
della città nell'antico stato, riuoltarono il pensiero a pacificare il dominio, 
che nel medesimo tempo era alquanto turbato da Marchesi del Carretto; 
i quali preso alquanto d'animo dalla negligenza della città, e rotta la fe- 
de delle promesse fatte prima a' Genouesi, haueuano di furto, e per ingan 
no occupato la rocca di Noli. La onde le genti della città furono manda 
te là, le quali attesero tutto quel verno a danneggiare tutto'l paese loro 
con rouine, incendi , è saccheggiamenti, se ne tornarono a Genoua, senza 
fare altra cosa di momento, perche non si poteua accostare le naui a' liti. 
La città cresceua ogni di più di ricchezze , e di riputazione , e di numero 
d'abitatori ; la onde l'anno seguente cinquantesimo quinto di quel secolo, 
i consoli voltarono l'animo ad accrescer la città, e ad abbracciare col nuo 
uo cerchio delle mura più ampio spazio, che fosse capace di maggior nu¬ 
mero di abitatori. La qual opera di gran fatica, e di grande spesa (per¬ 
cioche le mura, e le torri furon fatte di pietre quadre) fù cominciata 
quest'anno, e in brieue, come diremo a suo luogo fù condotta à fine. La 
chia¬
	        
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