Libro Secondo.
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con l'armi si procacciamo in casa per l'auuenire qualche sussidio: que¬
ſto biſogna ci venga dalle voſtre mani; alle quali è commesso per salu¬
te vniuerſale il carico delle coſe di guerra. Egli è sentenza di Scipione,
chè ſi rauiui l'ardir molto più in quello, che aſſale, che in colui, che vie¬
ne assalito; la qual non è da credere sia totalmente vera, se non quando
coloro; che offender vogliono, sprouiſti trouano quelli, che aſsagliono.
Conciosia, che quel subito, & improuiso horrore toglie a gli huomini
l'animo, e di cose maggiori se imagina colui, che per l'ignoranzâ di cosi
fatto accidente vien soprapreſo dal timore. Ma quelli, ch'imparano a
non temer coſa veruna; & à gli accidenti, che soprastanno pria nell'ani¬
mo conceputi diligentemente prouedono, si che allAVDACIAil
consiglio, alla prouidenza l'vſo, e l'essercitio dell'armi accompagnano,
con la gia preſa fortezza d'animo ageuolmente rompono ogni siniſtro
incontro. Onde è voſtro vfficio ſtimar, che cader non possiate in alcun
periculo prima, che vi cadiate, & apparecchiarui cadendoui a sostener¬
lo generoſa mente. Onde inuigilar douete, non altramente, che ſe in-
torniati foſte dalle linsidie de nimici, voi dico ſpecialmente, a' quali è
dalla patria innato da acquistar per vie dure, & asprè la virtù.
Cosi licentiata quellà moltitudine tutta, la giouentù habile a far qual¬
che coſa di cosi fatta nouità inuaghita; cominciò sotto questi Capitani
ad essercitarsi nelle arti militari; di giorno ſouente per le valli, e pianu¬
re andauano in ordinanza, faceuano la riſegna, è tutte l'altre cose, che
essercitar si sogliono nelle guerre; di notte , come se li nemici fussero pre
ſenti, faceuano le guardie, andauauo in ronda, a tutte le fatiche assue
facendosi, che richiede la disciplina militare. Fra queſto tempo douen¬
do coloro; che si propongono qualche fine, non solamente procurar le
coſe che ſi richiedono a quel fine, ma'etiandio rimouere le contrarie,
parue al Senato, che ſi ſpianaſſe la fortezza di Caſtelletto, della quale
nel libro precedente ho più a pieno fatto mentione, auisando egli le for¬
tezze di questa maniera metter bené a quelli solamente, che ò pochi, ò
ſoli comandano; ma in vna città d'huomini liberi, nella quale con vno
eguale ordine, e legge, si viue, essere molte volte di troppo gran danno
cagione . Cosi recate a fine queste cose conoscendo i Genouesi la buo¬
na volontà di Carlo Sommo Imperator verso loro, e molte, e giuste ca¬
gioni mouendoli a procurar l'amicitia, & protettione di quello di com¬
mune consentimento gli mandano Ambasciator in Ispagna Sinibaldo
Fieſco. Carlo vdita l'ambaſciata di Sinibaldo con molta humanità lo
raccolſe, & accarezzò; si per rispetto della città, che l'haueua manda
to, si perche lo conosceua huomo per lo splendor de suoi maggiori, è per
la ſua propria virtù honoratiſsimo, & trattenutolo alcuni mesi con mol¬
to honore, lo licentiò promettendogli di non rispiarmar per alcun tem¬
po a fatica veruna per conseruatione della Republica de Genouesi, e
per accrescimento delle coſe loro. Nel medesimo tempo essendo le do¬
dici galee da me nominate, fornite a segno, che si poteuano metter in
mare, furono ſcielti altrettanti Cittadini per l'egregia virtù loro molto
approuati, quali le gouernassero, e prouedessero di ogni cosa necessaria.
Però pochi giorni appresso, essendo la città in grande aspettatione di
questa