Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Libro Duodecimo. 
653 
coſe, e altre ſimiglianti si diceuano di qua, e di là con gran contefa, e con 
animi ostinati, i buoni si lamentauano, e si doleuano dello stato loro, e 
della comune patria, e maladiceuano l'abbomineuol rabbia delle parti, 
la quale non era pur mitigata dall'eccidio della patria soprastante, e po¬ 
ſto dinanzi a gli occhi; fra tanto il Pescara battendo di continouo haue¬ 
ua gittato a terra gran parte della muraglia, la qual cosa costrinse il ma¬ 
giſtrato della balia a piegare l'animo all'accordo, e a rendersi. La onde 
alli trenta di Maggio furono mandati a Prospero Tommaso Cattani, e 
a Paolo Franco Bolgaro, perche trattaſſero ſeco delle condizioni, è tor¬ 
naſsero a riferire, e poi che furono partiti il magistrato per vnà poliza 
ſcritta di mano d'Agoſtino Ferrari a nome del collegio commise: loro, 
che perche ogni indugio, poi che il Peſcara, non reſtaua di battere con 
gran furore, era troppo pericoloso, che facessero incontanente l'accordo 
con le migliori condizioni, che potessero, che non si partissero da Prospe¬ 
ro ſe prima non conchiudeuano, e spediuano tutta la cosa. Questa poli¬ 
za, e commessione per sorte fù data al Bolgaro, che la nascose, e non la 
palesò al collega: percio che il Bolgaro era vno di quelli, che erano alie¬ 
ni dal rendersi, e ſperaua, che potesse auuenire, che mentre che si dispu¬ 
taſſe ſopra le proposte condizioni, la coſa si mandasse in lungo; e perche 
molte di esse non piacessero a tutti (come è la varietà de pareri humani) 
andassaro a terra i cominciati consigli dell'accordo, il quale dipoi per ri¬ 
muouere da ſe il biaſimo, e la colpa si difendeua in questa maniera, che 
diceua, che ſa commeſsione non era del magiſtrato, ma d'un huomo pri¬ 
uato; al quale non doueua vbbidire, e che non gli era paruto spediente 
comunicarè col Collega vna cosa vana, accioche tal cosa non mettesse 
alcuno indugio all'esecuzione di quelle coſe, che erano statè ordinate 
publicamente dal magistrato. Gli ambaſciadori furono accolti beni¬ 
gnamente da Proſpero, e con molta piaceuolezza, e ſenza fare molte 
parole, conuennero con lui, che'! di seguente la citta si rendesse con alcu¬ 
ne condizioni, che fra tanto ſi cessaſſe dal dare l'aſsalto alla città. Pro¬ 
ſpero riſpoſe, che lo farebbe, ma che poteua stare solamente di se, e non 
d'altri, e gli auuerti con grande efficacia, che si guardassero dal Pescara. 
Ma il Peſcara ſpinto dal disiderio della gloria d'hauere spugnata tanta 
cittâ, e di acquistare per se la lode d'hauere fatto si grande opera in ser- 
uigio del suo Re giudicando ſpediente non prolungare punto la coſa; il 
di medesimo, che gli ambasciadori haueuano fatto l'accordo con Pro¬ 
ſpero, diede l'assalto alla città dalla parte che'l muro era rouinato, e Ni¬ 
colo Fregoso s'oppose coraggiosamente all impeto suo, e per lo spazio 
d'alcune oreisi combattè ferocemente, e Filippin d'Oria, che con vna 
eletta compagnia d'huomini haueua preso a difendere il luogo di sopra 
lui vedendo, che cominciaua andarne col peggio, gli fece intendere per 
vn meſso; che egli non faceua nulla in quel luogo, doue era stato posto, 
perche i nimici non l'assaliuano, pero se a lui piacesse, che andarebbe su¬ 
bito co suoi a soccorrerlo. Nicolo perche non voleua, hauere compa¬ 
gno nella lode d'hauere difesa la città, rifiutò il soccorso, che gli fù di vo¬ 
glia proferto, che'l destino, quando non vuole, che la soprastante violen 
za ſua sia ſpezzata, accieca le menti de gli huomini. S'aggiunse vn altro 
disconcio,
	        
Waiting...

Note to user

Dear user,

In response to current developments in the web technology used by the Goobi viewer, the software no longer supports your browser.

Please use one of the following browsers to display this page correctly.

Thank you.

powered by Goobi viewer