Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

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Dell'Iſtorie di Genoua, 
ni popolari, che erano in Chiesa, la ſciando andar liberi i nobili, e le don¬ 
ne, egli tenne molti giorni in carcere, e fece loro patire molte villanie, e 
acerbezze, ne gli volle lasciare fin che non gli pagarono per loro riscatto 
dieci mila ſcudi d'oro : oltre a cio pose in fondo a colpi d'artiglieria pa¬ 
recchi naui da carico, che erano nel porto, co quali anche ammazzò mol 
ti viandanti, che andauano in diuersi paesi, doue richiedeuano le biso 
gne loro, i quali non faceuano veruna guardia, ed erano disarmati , e di 
notte tiraua di continouo a tetti, e alle case de priuati. Lo stato della cit¬ 
tà in quel tempo era molto miserabile, che l'era afflitta da ogni parte da 
molte miserie, ed era noiata da mali presenti, e staua in gran pensiero de 
futuri per l'ira, e per lo sdegno del Re, e oltre a cio spauentata dalle mi¬ 
naccie di Ferdinando Re di Spagna, e del Duca di Sauoia, che quello 
era con stretto nodo d'amicizia, e di parentela col Francese congiunto; 
e questo haueua a male, che si facesse la guerra a Monaco alle frontiere 
de gli ſtati suoi, e feroci animi della plebe non solamente non si piegaro¬ 
no per quelli mali, e pericoli; ma per lo contrario costrinse con minacce 
i principali cittadini a trouare, ed aggiugnere grossa somma d'oro per 
cagione di questa guerra ciuile. In tante tenebre risplendeua vna sola 
speranza del soccorso del Papa, alquale furono mandati due ambascia 
dori Domenico Adorni, e Agostino Foglietta, i quali mouessero il Ponte¬ 
fice a prendere la protezzione, e la difesa della misera città, e della sua 
nazione Genouese, e principalmente ad intromettersi come intercessore, 
e pacificatore, e ad intraporre là sua sacrosanta autorità fra Genouesi, e 
l'irato Re. Fù ſpedita anche nel medeſimo tempo vn'altra ambaſciaria 
di quattro cittadini a Monsignor di Chiamon, che furono M. Giouan 
Battiſta Lazagna Dottore di Legge, Giouan Battiſta Cocarello, Lazza 
ro Picchenotto, e Giuseppe Dernisio, perche lo placaſsero con la città, e 
ſe foſſe poſſibile, lo diſtoglieſſero dal pensiero di ſoccorrere Monaco; ma 
l'euento di queste legazioni fù diseguale, perche a quei che furono man- 
dati a Monsignor di Chiamon, non fù permesso andare a lui, ne paſsare 
oltre la terra di Serraualle fin doue erano arriuati, che fù loro comanda¬ 
to, che ritornaſsero adietro, nel paeſe loro. Ma il Papa non mettende 
veruno indugio a fare cosi pio vficio, cominciò e per messi, e per lettere 
scritte con grande efficacia à tentare di rimuouere il Re dalla fatta riso¬ 
luzione, e con ogni sforzo, e con ogni sorte di preghiere distorlo dal muo 
uere l'arme al popolo Genouese;e lo pregò, che contentandosi della ob¬ 
bedienza di eſso gli conseruaſſe quella forma di gouerno popolare, che 
dal medeſimo Re era ſtata approuata; e prometteua ſopra la fede ſua, 
che i Genoueſi non ſi ſarebbono partiti da quella obbedienza ſenza ve¬ 
runa eccezzione, e a prieghi aggiugneua anche i consigli, perche con 
muouere quella guerra, diceua potersi accendere tal fuoco in Italia, che 
impediſse il diſegno fatto di muouere guerra à Viniziani, che era il prin¬ 
cipale intendimento di amendue loro;e perche per cotali prieghise con¬ 
ſigli il Re non ſi rimoſſe punto dal ſuo proponimento, il Papa ſdegnato, 
che l'autorità sua haueſse potuto tanto poco appresso il Re massimamen¬ 
te in vna cosa tanto onesta, e da questo conietturando quanta poea gra¬ 
zia haueſſe appreſſo di lui, e oltre a cio hauendo ſempre a ſoſpetto l'ani¬ 
mo del
	        
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