Libro Duodecimo.
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„gione de tempi, e risplende finalmente vna volta alla nostra città quel
„felice giorno, che omai non più con la forza, e col ferro, come fino a
„qui s'è fatto mentre che ha regnato il popolo, si deono ottenere le co-
„ſe, ma s'ha da procedere con ragione, e con arti oneste. Non douete
„dunque,o fignori Francesi, soffrire tanta indegnità, ma ſtimare, che frà
„gli altri vfici d'emendare, e di dirizzare le cose corrotte,e guaste, che è
„la cagione, per la quale vi habbiamo chiamati, e ci siamo sottoposti al
„gouerno voſtro, che questo non sia l'ultimo carico, che v'è dato, che a
„ciascuno sia renduto il suo, che è il primo, e'l principale fondamento
„di stabilire la concordia, e la tranquillità della città. A voi dunque sta
„il rendere alla nobiltà il suo luogo; la qual potestà v'è ſtata data da
„Dio immortale , e le cui grandissime forze possono, quello che non fa
„la vergogna, raffrenare l'orgoglio de popolari, che troppo s'innalza; il
„che non dubitiamo che non siate per fare mossi non solamente dalla
„giuſtizia, e dall'equità voſtra, ma dalla ſapienza ancora; ſe considere
„rete che la nobiltà non è altro, che l'inuecchiate ricchezze di famiglie,
„e l'antico splendore acquistato a poco a poco con egregie opere vir¬
„tuose, e co meriti verso la patria : e conciosie cosa che con questa vir
„tù, e con questi meriti si sostenti principalmente la Republica, non è
„veruno piu pungente ſtimolo ad incitare la virtù, e a spingere gli huo¬
„mini ad operare valoroſamente, e a non si ſtancare mai di giouare al¬
„la Republica, che la ſperanza d'illuſtrare la ſchiatta, e d'ampliare il no
„me della famiglia, e di trasferire ne figliuoli, e ne discendenti la grazia
„douuta a meriti loro; e tagliata questa speranza , e forza, che gli studi
„ancora verso la patria si raffreddino , e si sponghino del tutto : percio-
„che niuno prenderebbe tante fatiche, e tante contese per acquistare
„qualche gran gloria, e ampiezza, se la si terminasse con la sua brieue
„età, e ſe la grazia de suoi meriti non ridondasse a discendenti, la quale
„gli rendeſse chiari, e ragguardeuoli sopra gli altri. Questo danno fanno
„alla Republica coloro, che abbassano la nobiltà con pareggiare a lei
„gli huomini ignobili; dal qual biasimo la nobilissima nazione de Fran¬
„cesi fù sempre e per natura, e per volontà lontanissima; nel qual regno
„ſe il terzo ordine, che chiamano, e politico chiedesse ne parlamenti
„luogo alla nobiltà vguale, voi giudichereſte, che tanta arroganza non
„ſi doueſſe ributtare con le parole,e con le ragioni, ma dannarla, e gaſti¬
„garla con le mani, e col bastone: misurate dunque, o signori Francesi,
„gli animi de gli altri dall'intrinseco sentimento voſtro, e vſate verso i
„popoli a voi soggetti il medesimo mouimento di generoso sdegno, che
„hauereſte nelle coſe voſtre, considerando fra voi medesimi, che vor
„non potete dare sentenzia contra di noi, che insieme non condanniate
„voi ſteſſi, e la nobiltà Franceſe, della quale niuna è mai stata sotto'l So¬
„le, che meglio ritenga la ragione, e la dignità ſua appreſso la plebe.
Poi che i nobili hebbero posto fine al ragionamento loro, i popolari di¬
sputarono per la parte contraria in questo modo con parlare non punto
„meno ardente. Se nel giudicare,o ſignor Gouernatore, ſopra le coſe
„grandi s'ha più toſto da seguitare i vocaboli e le voci, che considerare la
coſa in ſe, noi prendiamo in vano ogni fatica nel difendere la causa
noſtra;