Libro Vndecimo.
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Tarmata,scorrendo per la riuiera, atriuò a Villa Franca, ed entrato nel
porto, aſſali con grand'impeto alcune naui de Genouesi, che vi trouò dem
tro, e le combattè ferocemente tutto vn giorno, e non potendo abbat
terle ſu limbrunir della notte, laſciò la battaglia, e si ritirò in mare sen¬
za hauer fatto verun frutto; e voltato il cammino verso Leuante paſsò in
Cicilia cercando delle naui Genouesi; onde da Genoua gli furono spedi¬
te contra quattro grosse naui a condotta di Francesco Spinola, il quale
trouò Paolo presso a liti di Corsica; ma egli vedutoselo venire incontro,
e conoscendo di non potere contrastare seco, smontò ne gli schifi, e si ri¬
tirò in terra con la più parte de suoi, laſciando le naui, che furono da Fran¬
ceſco preſe, e condotte a Genoua. Il moderato gouerno del Duca Fran-
ceſco poſe pure vna volta fine alle ſedizioni, a tumulti, alle guerre ciuili,
alle rapine, a gli ammazzamenti, a gli sbandeggiamenti, e all altre cala¬
mità, che per molti anni haueuano lacerato la miſera città in publico, e
in priuato, e per hauerle tratto troppo sangue, l'haueuano ſmunta, e ſner¬
uata in guisa, che le porzioni di San Giorgio fondate sopra l'entrate pu¬
bliche erano ſcemate di pregioa chi vendere le voleua dalle cento alle
venti tre lire, e in vece di quer, era successa la pace, e la tranquillità den
tro, e fuori della citta, la quiete, la giustizia, e gli altri doni delle città fe¬
lici; e fù il Duca Franceſco ſi fattamente amato dalla città, che perche
la Corsica era da Catelani, e dal Re di Napoli infeſtata, il magistrato di
San Giorgio l'anno ſeguente gli donò volontariamente la signoria di
quell'Isola, giudicando, che sotto cosi gran Prencipe la douesse più sicu¬
ra, epiù quieta, e da gli assalti de gli stranieri, e dalle discordie ciuili, ma
questo felice corso della città fù interrotto dalla morte del Duca Fran¬
cesco, che auuenne al principio della primauera del seguente anno ses-
ſanteſimo ſeſto di quel secolo. Niuno altro Prencipe per memoria di 1466
molti ſecoli arriuò più al colmo delle virtù eroiche, e della vera gloria
di lui, e niuno fù ornato di più chiare lodi di guerra, e di pace, il quale
tra le perpetue, e continoue pruoue di virtù militare d'ogni guisa, fù ven
ti due volte vincitore in giuſta battaglia, ed egli non fù mai vinto, e spes¬
ſe fiate aſsalito, ora con aperta forza, ora con occulti inganni quasi di tut¬
ta l'Italia coſpirante alla rouina ſua, con l'auuedimento, e col valore ſi li¬
berò da cosi graui pericoli, che gli soprastauano, le quali cose lo fecero
finalmente padrone d'un ricchissimo, e nobilissimo Principato. L'arti
della pace furono in eſso alle lodi militari eguali: che niuno fu più con¬
tinente di lui , e più mansueto, o più giuſto nel gouernare i popoli a lui
ſoggetti, niuno più religioso, o più liberale, e niuno lo auanzò nella ma¬
gnificenza del vitto, e della corte veramente reale, le quali virtu lo rese¬
ro tanto caro a tutti, che la morte sua, come d'un ottimo padre fù acerba
a tutti buoni, e a Genouesi doloroſa, i quali tocca cosi graue percossa,
accioche per la morte di lui non naſcessero nuoui tumulti, ordinarono di
prouuedere, e apparechiare tutte le cose pertinenti a mantenere lo stato
loro, e a conseruare il Principato a Galeazzo ſuo figliuolo. Fù Galeazzo
molto diuerso, e di natura, e di costumi da Francesco suo padre, le quali
coſe fecero, che egli hebbe ancora fortuna molto diuersa da lui. IGe¬
nouesi inuero s'accorsero di subito, chel Prencipe era mutato: percio¬
che