Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Libro Primo. 
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Ioppe, nomata oggi Zaffo. Mentre, che egli staua in quella spiaggia s'ydl, 
che l'armata d'Egitto auanzante di gran lunga la nostra di numero, s'era 
partita del porto d'Ascalona, e veniua contra l'armata Genouese; onde 
conoscendo l'Embriaco, che'lvenire a battaglia con essa, essendo tanto 
inferiore di forze non era altro , che vn dare cosi gran numero d'huomini 
valoroſi, tanta gran copia d'apparati bellici, e finalmente l'istessa arma¬ 
ta in mano del nimico barbaro; deliberò con prudente risoluzione essere 
gere il minimo de' mali, e incontanente sbarcate le genti 
spediente eleg 
in terra trasse fuori delle naui tutti gli armamenti, e le macchine da guer¬ 
ra, e le vettouaglie, e tutte l'altre cose, che erano sopra l'armata, e mise in 
fondo i gusci delle naui voti, accioche non venissero in mano de' nimici, e 
subitamente dirizzò il cammino verso l'esercito insieme co marinari, e 
galeotti , e con vna schiera di guerrieri scielti, e con tutte le cose , che ha- 
ueua portate seco; e per Diuina volontà fauoreuole alle cose de Chri- 
stiani, auuenne, che l'apparenza del piccolo danno si conuerti in grande 
vtilità ; e le macchine , e gli strumenti portati da Genouesi furono cagio- 
ne, che più presto vennero all'espugnazione della sacra città, che senza 
quelle sarebbe andata in lungo, come a mano a mano scriueremo. Es¬ 
sendo ancora per cammino, come arriuarono in luogo, che viddero la sa¬ 
gra città, moſsi da grandissima diuozione, s'inginocchiarono, e bacia¬ 
rono la terra, nella quale il figliuolo d'Iddio era nato, la quale haueua cal¬ 
peſtato , e pregarono Iddio immortale, e l'vnigenito suo figliuolo Giesù 
Chriſto Redentore del genere humano, che foſſe propizio a ſuoi campio 
ni, che accesi da ardente studio di religione haueuano solcatò tanti mari, 
e camminato tanto spazio di terra, per liberare i luoghi sagri dalle scele¬ 
rate mani de gli empi barbari, e volesse con la potenza sua finire la guer 
ra da essi presa con gli scelerati nimici suoi, e desse la vittoria a suoi fe¬ 
deli , e mettesse in fuga , e riempiesse di paura i perfidi nimici; finito che 
hebbero di fare orazione arriuarono all'esercito; e dal Buglione, e da tutti 
gli ordini furono accolti lietamente, e con molta piaceuolezza? Di gran¬ 
de vtilità in tutto'l tempo di quell'assedio furono alle cose de' Christiani 
le macchine da guerra di varie sorti de Genouesi, parte delle quali furo¬ 
no da essi condotte, parte ancora fabbricate nell'esercito di tempo, in tem 
po con varie opportunità; si che l'ingegno, e l'industria de gli artefici Ge- 
nouesi è celebrata con gran lodi da gli scrittori di quei tempi; ma questa 
inuenzione del Capitano Embriaco fù molto notabile, e degna di memo 
ria. Questi parlando col Buglione gli disse: Io veggio, Signor Capitano, 
che l'espugnazione di questa città cosi forte , e fornita di cosi gagliardo 
preſidio ſarà coſa lunga, ſe non aiutiamo le forze col consiglio. E perche 
il Capitano lo lodò grandemente, e gli impose, che dicesse quello, che 
haueſſe penſato, promettendogli gran premi, ſe trouaſſe qual coſa vtile a 
quella impresa; Io, diſs 'egli, hò pensato di fabbricare vna gran torre 
e perche la ſi possa più ageuolmente portare da luogo a luogo, farla in piu 
pezzi da commettergli poi insieme, e la faremo di maniera, che la cima di 
essa si pieghi, e si stenda sopra le mura, e sostenendosi sopra di esse dall'al¬ 
tro capo, serua per ponte, sopra'l quale si possa passare nella città, la qual 
coſa non ſarà malageuole a me, perche non ci manca il legname, e io ho 
abban¬
	        
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