Libro Nono.
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lare altrui, con le quali lodi egli fece di sorte, che egli era padrone delle
volontà di tutti gli huomini di qualunque condizione; perche le sue ec¬
cellenti virtù erano da buoni amate, e da maluagi temute. Egli fece
quell'anno vna onorata opera, che tolſe la terra di Monaco per sito for¬
tissima à Lodouico Grimaldi, e lo lascio partire con le sue robbe, e rac¬
quistò la valle d'Arocia insieme con la fortezza, la quale tuttauia aspet¬
tò l'essercito. Quell'anno in Famagosta dieci huomini di bassa condizio¬
ne congiurarono insieme d'occupare la porta di Nicosia, e di dare la cit¬
tà al Re Giano; ma perche erano troppi pochi ad esequire il disegno lo¬
ro ſtauano aſpettando compagni partecipi del trattato; ma vn impensa¬
to caſo, che auuenne liberò la città da cotal pericolo: percioche vn di
mentre che i soldati, che erano in posta, e a guardia della porta, passano
il tempo doppo'l mezzo di a giocare a tauole, come auuiene, nacque fra
loro certa riſsa, e da prima si paſsò con gridi, e con villanie, dipoi si ven¬
ne anche al ferro; al quale strepito essendo concorse molte genti da ogni
parte della città, vno de congiurati, che per ventura era in vna osteria vi-
cina vdito lo ſtrepito, pensò che i compagni suoi hauessero voluto innan
zi al tempo occupare la porta, e per la subita paura stordito senza doman
dare, che coſa foſſe, corse ad Antonio Guarco, che v'era Podeſtà ſperan¬
do con palesare la congiura d'ottenere perdono del fallo commesso, e gli
scoperse tutta la coſa come era passata da principio. Il Podestâ fece pi¬
gliare tutti congiurati, e trouatigli colpeuoli gli fece tutti impiccare pe¬
la gola inſieme con l'accuſatore. Era all'ora Re di quell'lsola Giano Lu¬
signano, il quale era nato, e alleuato in Genoua, e mentre era stato appo
i Genouesi era sempre stato tenuto in grande onore, e carità, tuttauia ten¬
tò di torre Famagoſta a Genouesi, e perciò fare la cinse di stretto asse-
dio, e diceua di non volere disciorlo prima che, o prendesse la città, o egli
diuenisse canuto, ed era all'ora di vent'un anno, il quale chiamato vn di
dal Guarco Podeſtà s'accoſtò alle mura, e venne a parlamento seco, e'l
Guarco gli riduſſe a memoria i benefici, e gli onori, che da Genouesi ha¬
ueua in ogni tempo riceuuti, e gli rimprouerò l'ingratitudine, che vſaua
in cercar di tor loro la città , che da Pietro suo cugino, e da Iacopo suo
padre amendue Re era ſtata loro donata, e da essi già tanti anni poſsedu¬
„ta, ed egli riſpoſe in questa guisa. lo non niego, o Podestà, veruna delle
„coſe, che da te ſono ſtate dette, e mi glorio, e m'esalto in me ſteſso d'es-
„ſere nato,e alleuato in Genoua, e no negherò mai d'hauer riceuuto mol
„ti benefici, eonori da' Genouesi, metre che fui appo di loro: ma ne voi,
„ne veruno altro si dee marauigliare, se insieme col latte ho succiato le
"creanze, e la natura de Genouesi. Essendo dunque loro costume per la
„grandezza dell'animo loro andare nelle prouincie straniere, e lontane, ed
„in esse acquistarsi domini di città, e di terre, stimerei di tralignare gran¬
„demente dalla virtù, e costumi de miei Genouesi, se io non cercassi d'ag-
„giugnere alla mia ſignoria vna città a me vicina, e posta dentro a miei
„cofini,e molto acconcia alle coſe mie, e da miei maggiori fondata. Voi
„ancora, o Podestà, douete ricordarui quanto graui cose habbiate fatte
„contra vostri cittadini, mentre che cercauate d'acquistare il principato
della patria. Dette queste parole senza aspettare altra risposta diede di
KK
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