Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Libro Nono. 
35. 
perche la preſenza di tal huomo, diceuano douergli esser in ogni parte 
d'aiuto , e di sicurezza; percioche se i Guarchi famiglia potente, da qua¬ 
li non doueua temere meno, che da gli Adorni, facessero alcun mouimen 
to potrebbe opporre loro la potenza de gli Adorni obbligati a ſe con 
quel beneficio; ò se gli Adorni si fossero leuati contra di lui, era per fare 
lorò più ageuolmente reſiſtenza con l'aiuto de Guarchi, e cosi essendo 
contrapesate le forze di quelle famiglie, che egli ſtando fra di eſse di 
mezzo era per regnare piu sicuramente. L'Adorno dunque ingannato 
dalla ſperanza, con la quale era venuto, e inaſprito dalla nuoua villania, 
rientrato ne gli antichi pensieri , e facendosi beffe della debolezza, e del 
fieuole ingegno del Doge, si pose in cuore di ripigliare il prencipato, da 
lui poco prima volontariamente depoſto, a forza, ſe non vi foſſe altra via, 
onde ritornato adietro per la via, che era venuto , e raccolta vna schiera 
d'otto cento armati eletti del paese all'intorno, se ne venne con essi verso 
la citta, e si fermò su la riua di S. Piero d'Arena, doue dimorò alcuni gior 
ni ; e'l dappoco Doge si ſtaua a man giunte a vedere ; e non faceua alcun 
prouuedimento contra gli sforzi dell'auuersario. Finalmente Antoniotto 
accommodate, e assettate le cose per occulte pratiche con gli amici, e 
aderenti suoi, accompagnato da soldati armati, che haueua menati seco, 
entrò nella città senza trouare chi gli contrastasse, che'l Doge non sola¬ 
mente non s'oppose con gli amici , e seguaci suoi; ma rifiutò ancora gli 
aiuti mandatigli da Marcheſi del Carretto, che vennero fino alla medesi¬ 
ma riua di San Pier d'Arena, e rese loro le debite grazie ordinò, che se ne 
tornaſſero a caſa loro, che essendo d'animo timido, e dedito a gli studi 
delle lettère, e amatore della quiete, fuggiua ogni sorte di contesa. An- 
toniotto tolto via quell'impedimento, il di seguente armato di gran nu¬ 
mero di seguaci ſuoi , e di foreſtieri pagati, andò al palagio, fatto prima 
intendere al Fregoso, che gli lasciasse libera la possessione del prencipa¬ 
to, ed entrato nel palagio, e preso lo scettro fù da tutti salutato Doge, e 
con molta humanità tenne seco a desinare il Fregoso, e poi con orreuole 
compagnia lo rimandò a caſa sua. Quell'anno i Sauonesi mosserò guer¬ 
ra a quei di Signo per sottoporre quella terra alla loro città; e'l Doge man- 
dò vna galea con gagliardo soccorso a gli assediati, si che con questo aiu 
to ributtarono, è sconfissero i Sauonesi, e occisero alcuni de principali de 
loro. Il perche i Sauonesi sdegnati occupate le due fortezze, che 1Geno- 
uesi teneuano in quella città , e cacciatine i Castellani Genouesi si ribel- 
larono. Inimici del Doge preſero quella occaſione di lacerarlo, e di in¬ 
citare occultamente la moltitudine contra di lui, con andare dicendo, che 
per colpa sua s'era perduta Sauona; perche per souerchia ambizione, 
e per priuato consiglio senza ricercare la volontà , e'l parere della città 
inframettendosi nelle cose, che non toccauano punto alla città, hauendo 
iſtigato con ingiurie gli animi de Sauonesi, che stauano quieti gli haues 
ſe coſtretti a ribellarsi , e che egli gouernaua il principato con le medesi¬ 
me arti, con le quali l'haueua acquistato, e che queste erano cose vsate 
farsi da Re, e da signori assoluti, e non da vn magistrato, che sia a gouer- 
no d'un libero popolo preposto; e'l Doge per acchetare questi ragiona- 
menti, veggendo che la cosa era ridotta a tale, che portaua pericolo, che 
non
	        
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