Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Libro Ottauo. 
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„non douete rifiutare verun pericolo, cosi essi deono stimare, che sia gran 
„pazzia, mettersi a pericolo per quelle cose, che a loro, e alla patria loro 
„niente montano: voi dunque,o soldati, intendete al pari di me qual co- 
"ſa ſi poſſa aſpettare da gli animi di questa maniera disposti. Lo dimo¬ 
„strano le passate guerre, nelle quali quando habbiamo combattuto del 
„pari ſiamo ſempre ſtati vincitori, e non mai vinti, se non quando essi ha¬ 
„uendo molto maggior numero di naui ci hanno più tosto oppressi con 
„la moltitudine loro, che vinti. Vi dee anchè di più inanimare (di grazia, 
„soldati, non prendete questo come detto per vantamento) la fortuna 
„della famiglia noſtra, sotto le cui insegne hauete sempre hauuto vitto¬ 
„ria contra Viniziani, tutto che sotto i Capitani dell'altre famiglie la for 
"tuna habbia variato: preparate dunque, o soldati gli animi, e corpi alla 
„vittoria per tanti conti vtile , e necessaria sotto la condotta di Luciano 
„d'Oria. Ma il Capitano de nimici ancora vsò ſtimoli non punto mino¬ 
ri, o meno pungenti ad accendere gli animi de' suoi alla battaglia ram¬ 
memorando la cauſa della giuſtizia, la quale senza dubbio era per essere 
aiutata da Dio : Che i Viniziani possedeuano l'Iſola di Tenedo, della 
quale si contendeua, con giusto titolo, e con ottima ragione, come dona- 
ta loro dal legittimo padrone, la quale da Genouesi era ridomandata 
senz'alcuna ragione, come premio del tradimento commesso da Andro¬ 
nico contro al padre per consiglio loro, poiche haueuano armato il fi¬ 
gliuolo contro al padre: però che doueuano abbattere il maluagio ni¬ 
mico, e vſato viuere di rapine, il quale prendeua tanto folle ardimento, 
che non punto spaurito per la fresca sconfitta, non solamente haueua ani 
mo a bastanza per difendere le cose sue; ma osaua ancora d'entrare nel 
golfo Adriatico, e veniua volontariamente a prouocare i vincitori Vi¬ 
niziani in caſa loro propia: che di certo quell'huomo forsennato era sti¬ 
molato dalle furie a dare loro nuoua materia di gloria, e ciò era per au¬ 
uenire al certo, se essi si fossero posti in cuore di morire, o di conseruare 
l'acquistato onore sotto l medesimo Capitanò, sotto la cui condotta l'ha¬ 
ueuano acquistato. Ma Luciano seguitando l'incominciato cammino, fi¬ 
nalmente,s incontrò nelle naui nimiche alla riua della città di Pola, che 
erano vent'una a nouero, e scopertele di lontano spinse loro contra l'ar¬ 
mata sua con grande impeto; e Vittor Pisani ancora Capitano de' nimici 
non fù men pronto ad accettare la battaglia, si perche era inanimato dal 
la passata vittoria da lui acquistata, si anche perche confidaua molto nel¬ 
le forze propie, perche oltre le genti ordinarie dell'armata haueua im- 
barcato vna schiera di quattrocento settanta eletti guerrieri; oltre a che 
haueua anche riceuuti ſopra l'armata molti cittadini di Pola di forze, e 
d'età fiorenti, che vennero a combattere di lor volontà. S'attacò la zuf- 
ſa con grande ardore d'animi, che l'una, e l'altra parte era dall'emula- 
zione del valore, e da perpetui odi, e di più dalle nuoue cagioni dell'ire 
grandemente incitata. La zuffa dunque fù aspra, e sanguinosa, e lunga, 
che ne i Capitani, ne i soldati, ne i marinari non allentaron punto l'estre- 
mo loro sforzo. Ma vltimamente la vittoria fu de Genouesi, chè prese¬ 
ro quindici naui nimiche, perche il Pisani, che nell'ammonire, nell'esor¬ 
tare, nel riprendere, nel prouuedere, nel correre in ogni luogo, e nel cac¬ 
ciarsi 
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