Libro Settimo.
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lendo alcune dimande, con le quali si rompeua la ragione, e la fede delle
conuenzioni. Il Senato, e principali cittadini fecero loro gagliarda re¬
ſiſtenza, e Meliano Cattani, e Lorenzo d'Angelo la preſero molto cal¬
damente a fauore della patria; che fecero intendere precisamente al Go
uernatore poſtoui da Viſconti, che la città non era per fare coſa veruna
delle domandate da loro, ne per soffrire, che le ragioni de gli accordi fus-
ſero violate in parte alcuna come che minima; però che'l Gouernatore,
e Prencipi Viſconti si leuassero da quel pensiero, e se pure volessero perse
uerare, sapeſſerò, che la città era per uenire a tutti gli eſtremi rimedi, e di
fendere con l'arme prontamente la libertà, e l'onore suo. Questolcosi li¬
bero parlare non vſato vdirsi da gli orecchi de Prencipi gli moſſe a gra
ue ſdegno: il perche Meliano, e Lorenzo furono chiamati a Milano à ren
dere conto del procedere loros la qual cosa inaspri marauigliosamente
gli animi de cittadini, che già erano ſdegnati. Era all'ora nella città Si¬
mone Boccanegra, che molto prima era ritornato da Piſa, a cui le inter¬
uenute auuersità haueuano più tosto accresciuto, che diminuito il fauore
della plebe. Molte coſe erano concorse à rimutare alquanto l'animo di
quell'huomo eccellente, se graui ingiurie fattegli da nimici in ogni tem
po, e'l diſiderio di vendicarsi di loro, da quali mostraua d'essere stato non
solamente cacciato della signoria; ma di più ancora schernito, e villa¬
neggiato. S'aggiugneuano i diſagi dell eſilio, e oltre a queſto la grandez¬
za della contesa già presa, che è costumata traportare fuori del dritto an¬
che gli huomini per altro lodati: oltre a che regnaua in lui vn tacito di¬
siderio di dominare, la cui dolcezza è tale, che chi l'ha prouata, la ſente
più quando n'è fuori, che quando la possiede: finalmente stimaua do¬
uergli essere di grande onore ſe cacciati Visconti di Genoua, facesse il
nome suo glorioso a posteri d'onorato titolo d'essere stato ben due volte
liberatore della patria: Egli dunque come huomo astuto, e scaltrito aiu¬
taua la volontà e fauore della plebe, tirando la cosa in lungo con piace¬
uolezza per mezzo d'huomini da lui ſubornati attraendo le voglie loro
con l'innato odio della plebe contra la nobiltà, la quale egli non restaua
di biasimare, e cominciò a seminare cagioni di discordie, mostrando co¬
ſe tutte diuerse da quella, che egli haueua nell'animo: percioche comin¬
ciò a persuadere alla plebe, che come si leuasse il romore prendesse l'ar¬
me a tauore, e a difeſa de Prencipi Visconti;e che dal ritenere la signoria
de Visconti era per riſultare alla plebe doppio frutto, che harebbe ri¬
moſſo da ſe la ſuperba ſignoria de nobili, la quale haueua prouato esse¬
re più incomportabile, che'l gouerno de gli ſtranieri, e ſarebbono tenuti
in miglior grado gli huomini minuti, e baſsi, che i nobili appresso Pren¬
cipi, che fossero loro obligati con tanto beneficio. Al suo sagaceidise¬
gno segui l'effetto disiderato, perche alli quattordici di Nouembre la no¬
biltà inteſaſi con alcuni principali del popolo prese l'arme, e la plebe an¬
cora a persuasione del Boccanegra corse parimente all'arme, es'oppose
alla nobiltà, e si venne a vna crudel zuffa, la quale fù lunga, e vi moriro
no molti, e molti rimasero da ogni parte feriti; conciosie cosa che la no¬
biltà fosse constretta combattere non solamentè contra gli stranieri; co
quali soli credeua d'hauere a menare le mani; ma contra medesimi suoi
citta¬