Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Libro Sesto. 
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disegni del Re, che era tutto volto a fauore de Guelsi, ordinati a rouina 
loro, che per addietro erano stati occulti, ora erano fatti palesi con hauer 
mandato tale huomo à Genoua; e però che si doueua prendere i passi in¬ 
nanzi, e non aſpettare d'essere oppressi da gli auuersari, che non si erano 
mai pacificati di buon cuore; oltre a questo rinouauano la memoria del¬ 
le ingiurie, e delle sconfitte riceuute, e diceuano esser venuto il tempo di 
vendicarle vna volta, ſe ſieno huomini, che ripigliaſſero quelli animi, che 
haueuano hauuti, quando ſtando tanti anni fuori della patria erano viuu¬ 
ti in tante miserie, esapparecchiassero à far patire altrettanti mali a gli 
auuersari, da quali erano messi in tale necessità, che bisognaua loro, ò sof¬ 
frire di nuouo i mali dell'eſilio, ò riuersargli sopra gli auuersari. La fami 
glia de Saluaghi poſseditrice in quei tempi di molte ricchezze, è abbon¬ 
dante di molti seguaci, tutto che fosse di parte Guelfa, tuttauia si mostrò 
a fauore de Ghibellini, perche erano sdegnati col Re per varie cagioni, 
e non vedeuano con buon occhio, che dominasse in Genoua, e haueua- 
no dato la fede loro di non s'intramettère in coſa veruna. Due magiſtra¬ 
ti d'ott huomini, l'uno de quali reggeua le cose della plebe, e si nomauano 
Abbati del popolo; l'altro era capo della nobiltà, sentendo prepararsi 
questi tumulti, andando attorno a principali con esortare, ammonire, e 
meſcolare i prieghi, e le lagrime insieme co consigli, fecero ogni sforzo di 
acchetar lire, e distogliere quegli huomini da mali pensieri; ma tutte que¬ 
ſte loro opere riuſcirono vane. Percioche i Guelsi accordatisi occulta¬ 
mente col Vicario del Re, e tiratolo ageuolmente dalla loro, come quello 
che penſaua, come era di uero, che i disegni de' Ghibellini di rinouare il 
gouerno non si preparassero più contra Guelfi, che contro al Re, giudican 
do non esser spediente l'aspettare fin che gli auuersarij fatte venire genti 
da ogni parte si prouedessero, alli quattro di Febbraio dell'anno seguente 
trentesimo quinto di quel secolo assalirono gli Imperiali famiglia Ghibel 1335 
lina. Leuato questo tumulto, tutta la Città incontanente corse all'arme. 
Ma i Ghibellini, che per al preſente non haueuano forze vguali a gli 
auuersari, mandarono in vari luoghi à chiamare aiuti ſtranieri di ſegua¬ 
ci, e d'amici, ed essi fra tanto fortificarono Sozilia, e la piazza di S. Mat¬ 
teo, e tutta quella contrada, chè è compresa dalle case della famiglia Di¬ 
niecota, alla piazza di Lucoli con gagliardi ripari asserragliando, e imbar 
rando le bocche delle vie con pali, e con traui poste a trauerso, e Guelsi 
col fauore del Gouernatore del Re teneuano tutti gli altri luoghi della 
Città, e tutte le fortezze, e le torri. Finalmente alli ventisei di Febbraio 
gran parte de gli aspettati soccorsi mandati a Ghibellini per terra, e per 
mare arriuò alla Città, e soccorsi di mare furono portati da otto galee, e 
da più altri piccoli legni partiti da Sauona; i quali nel primo arriuo non 
poterono entrare in porto ributtati da Guelfi, che haueuano messo buòne 
guardie a tutte le riue, ma fatto l'vltimo sforzo scesero in terra mal grado 
de Guelfi alla porta delle Vacche. Onde i Ghibellini accresciuti di for¬ 
ze occuparono la piazza di S. Luca cacciatine i Guelfi per battaglia, e tut 
ta quella contrada, che dentro , e fuori delle mura confina col capo del 
Faro, e la torré nomata Caſtelletto, e port Oria. Ma Giouanni di Car- 
lo Fieſco, all'ora capo della famiglia, vedendo, che le cose erano ridotte
	        
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