Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

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Dell'Iſtorie di Genoua. 
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fuori con gran numero di gente a piedi, e a cauallo, e assalendo all'impro¬ 
uiso la torre de gli Erchi, che stimauano esser fortissima, la presero, come 
che poco dipoi fosse da Ghibellini ripresa: e tutto quell'anno si passò con 
spesse battaglie, e con grandi sconfitte variando la fortuna con diuerse 
opportunità, e fauoreggiando ora questi, ora quelli, che assaliuano a vi¬ 
cenda, e per terra, e per mare, e le genti, e forti, che per l'uno, e per l'altro 
si teneuano; si che i Guelfi occupati alcuni colli diuerso Leuante fecero 
in molti luoghi, e caſtelli, e ripari, e misero le guardie in molti campanili 
delle Chiese, che sono intorno la città, e circa la fine dell'anno occuparo 
no alcune fortezze, che erano tenute da' Ghibellini nella medesima riuie 
ra di Leuante cacciatine i nimici. Ma l'anno seguente ventesimo terzo di 
quel secolo, i Guelfi essendo risoluti di non lasciare veruna cosa, che non 
tentaſsero ragunata maggiore oſte, che poterono, e datane la cura a Ba 
bilano Negro, e a Giannotto, e a Tommaso del Fiesco vscirono della cit- 
tà, e camminando per quel luogo, che si noma Casamauari in sul leuar 
del Sole arriuarono nella cima del monte Peraldo, e assalirono la guardia 
de Ghibellini con grande impeto; ed essi s'opposero francamente,e so- 
stenendo l'affronto con molta costanza, e chiamando aiuto col sonare la 
campana a martello, diedero tempo a quelli, che erano alloggiati ne bor 
ghi, d'andare a soccorrergli; e questi entrando in battaglia con grande 
animo, e facendo ogni loro sforzo rispinsero due volte indietro i Guelfi, 
che veniuano innanzi gagliardamente; ma alla fine; perche tuttauia veni¬ 
uano della città genti nuoue, e fresche, non potendo sostenere tanto gran 
moltitudine, furono finalmente sforzati cedere al nimico il monte da lo¬ 
ro tanto tempo, e con tante battaglie ritenuto, e voltare le spalle. Ma i 
Guelfi seguendo la detta caccia, e sconfitta col medesimo impeto racqui¬ 
ſtarono i borghi tanto tempo da nimici posseduti, e' Ghibellini con preci¬ 
pitoſa fuga ſi ritirarono alla terra di Voltri, lasciando tutte le robbe, e tut¬ 
te le famiglie loro in preda a nimici ; e Guelfi gli incalzarono insino alla 
terra di Sesto , e presero gran numero tanto di fanti, quanto di caualli, e 
nobili, e popolari insieme, i quali nondimeno poco dipoi furono da loro 
laſciati, altri senza pagare verun prezzo, altri per piccolo, e non fù offesa 
l'oneſtà delle donne. L'allegrezza di questa vittoria rinouando il mal- 
uagio esemplo, fù celebrata con solenni processioni. Ma il Pontefice veg. 
gendo, che tanto nobile città, la quale haueua fatto tanti benefici alla re¬ 
publica Criſtiana, e la quale era fornita di tante forze, e tante opportuni¬ 
tà per guerreggiare contra gli infedeli, se n'andaua in rouina, mosso a con- 
passione di lei, pregò l'una, e l'altra parte, che gli mandasse ampie, e ono- 
rate ambaſcerie. Onde ciaſcuna mandò dodici de' principali cittadini; 
e'l Papa fattisigli venire innanzi gli esortò alla pace, e alla concordia, per 
„quanto si dice, con tali parole . Volesse Iddio, o figliuoli, che alla virtù 
„militare, e alla grandezza d'animo, con la quale voi ci rassembrate 
„l'immagine de padri, e de maggiori voſtri , voi aggiugneste ancora la 
„ſapienza, e la pietà, e religione, la quale è capo di tutte le virtù, e che 
„tal'ora vi tornaſſe a memoria il nome Criſtiano, e la legge diuina; la 
„quale di niente è più studiosa, che di conseruare la pace,e la concordia, 
„e la carità fra coloro, che si son fatti scriuere nella milizia di Cristo; e la 
quale
	        
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