Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Libro Quinto. 
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paruero in alto mare, che andauano la. 2 Onde Corrado ſcopertele laſciò 
ventidue galee alla boccai ldel porto, ed esso andò in fretta con trentadue 
galee contra legni nimici, i quali veduti da lungi l'armata Genouese, che 
veniua contra di loro, voltando subito addietro si posero in aperta fuga, e 
Genouesi le feguitarono. Ma i nimici per beneficio d'un fresco vento, che 
per ventura si leuò a lor fauore, scamparono delle mani de' Genouesi, che 
quattro sole galee rimasero prese, e l'altre vndici diedero a trauerso in ter 
ra con gran perdita d'huomini, e dirobbe loro. Ma l'armata Genouese, 
che haueua bisogno d'acqua, ed era troppo carica per lo numero de' pri¬ 
gioni; sforzata per all'ora laſciare Laſſedio s'inuiò verſo la foce d'Arno, 
con difegno, come si fosse fornita d'aequa, e mandati prigioni à Genoua, 
di ritornare più ſpedita incontanente: a continouare l'assedio del porto 
Feleſi: ma su la ſera ſi leuò vn gagliardo vento di Silocco, si che sforzan¬ 
dosi in vano di spuntare fù ributtatanel porto di Luni, doue non allentan 
do punto il vento dimorò quattro giorni, e fra tanto l'armata Pisana heb 
be tempo d'uſcir fubri del porto Felesi; e senza alcuno impedimento ri¬ 
trarsi dentro al porto Pisano serrato con vna forte, e groſſa catena di fer¬ 
ro. La onde Corrado ciò inteso, e conoscendo non v'esser più veruna ca- 
gione, poi che il nimico fuggiua la battaglia, e s'era ritirato in luogo sicu¬ 
ro, che consumasse il tempo con vane speranze, se ne ritornò à Genoua, e 
consegnò al comune cinquecento nouanta prigioni Pisani. Iferoci animi 
dell'unal, e dell'altra nobilę nazione erano si fattamente accesi da perpe¬ 
tui, e infaziabili odi, e stimolati dall'ardore delle continoue battaglie, che 
non si straccauano della guerra, e niuna sconfitta gli distoglieua dal iripi¬ 
glia redinuouò l'arme tante volte convaria fortuna adoperate, e posate; 
percioche l'unò, e l'altro popolo non era più stimolato dalle vicendeuoli 
ingiurie, e dalla cupidigia di quelle cose, che sono vfate spignere gli huo¬ 
mini all'arme, che dallemulazione dell'antico onore: Adunque i Pifani, 
come quelli, chè erano di natura inquieti, non punto indeboliti perlei fa¬ 
tiche di quellanno, prima che quella state passasse, armarono sessanta 
quattro galee, delle quali fù Capitano Rosso Buzzaccarino della nobil 
famiglia de Sismondi, e come huomini superbile d'altiera natura, parlan¬ 
do conndispregio de Genouesi, si vantauano di douer con quellaamata 
non sola mente sedrrere per turta la riuiera di Genoua, e fare ogni sorte 
didannioma d'assediare ancora la bocoudel porto di Genoua, e onta 
de Genbuesi traoro dentro la città palle fasciate di scarlatto; dunque par¬ 
tendoli diriz zarono il cammino verso la iluieras ed entrati nel porto di 
Luni cominciarono à dare il guastoa la terra di Porto Venere, ę al paese, 
chegli òdiintornolua ributtati da quei della terra, che saltaron fuori con 
graude aidimentb, furono rispinti adle naui, e in quella ritirata perderono 
ciroa trecentò persone? Ma i Genouesi monssi dall'ardire pè dalForgoglio 
de nimici tante vonltelvinti, e accesi d'ira» e di disdegno diuentarono cosi 
fierigei disiderosi di combattere, cheifacendo ogni loro sforzo, e lanoran¬ 
do di continouogiomo, e notte nello ſpazio di tre giorni armarono fet 
tantaegalee, elbfomirond di tutti gliarmamenti, e apparecchiâmenti ne¬ 
cessari lalla guermse Vberto d'Oria l'uno de Capitani prese arguidare 
quest armatai, e partito incontanente del portos'indirizzo contra Pisani, 
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i quali 
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