Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

Delllſtoriedi Genoua, 
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ua: Ansaldo abcora, con quelle poche galee, chen s'era ritenute, le quali 
ancora non erano moltd bene a ordine, partito di Sauona paſsò in Sar¬ 
digna, e quindi s'inuiò verso la Cicilia: In questo mentre gli Ambascia¬ 
dori de fuorusciti arriuarono à Faenza, e introdotti a Cesare, si dice, che 
„vno di loro gli parlò in questa maniera Se non n'andasse molto più del 
„vostro, o Gesare, nel dare a noi soccorso, che del nostro nel chiederlo, 
„non pertiò ſaremmo per auuentura degni d'esser abbandonati da voi 
„nelle noſtre miserie non punto a voi pertinenti, poîche noi per voler 
„mantenere la fede nostra a voi contra qualunque anche grandissimo 
„Brencipe liamo ridotti in questo misero stato. Perciochê qual male re¬ 
"ſta, che a noi non ſia venuto? Noi cacciati di caſa da gli auuersari noſtri, 
„e voſtri nimici, sbandeggiati dalla patria, spogliati di tutti beni, paten¬ 
„do necessità di tutte le cose, afflitti da gli stessi sudditi nostri con ogni sor 
„te d'iniquità, scherniti con ogni maniera di villania, diſpregiati da tutti 
„inuecchiamo in disonorato esilio. Le quali cose, chè per se sono acer¬ 
sbe, e indegne, diuentano ancora molto piu acerbe, se dall altra parte si 
; paragona la fortuna de nimici noſtri, che ſono venuti alla ſcoperta con 
„arme contra di voi con la nostra, perche veggiamo loro baldanzosi, e 
„lieti, abbondanti di ricchezze, fiorenti d'onori, viuere nella patria tram¬ 
„quillamente: appresso di loro esser la potenzas Lautorità; gli onoti, e 
„gl'imperi: e queſto auuenire essendo vornon ſolamente ſano, e ſaluo; ma 
poſto ancora in granicorso di felicitâ, è in tanta altezza di tuttede cose. 
„E non sappiamo per qual nostra mala venturâ auuenga, che tutti quel¬ 
„li che hanno osato venire contra di voi, ò dispregiare i commandamen 
„ti voſtri habbiano portato le pene dellà lorò temerità col propio dis fa¬ 
„cimento; e Genouesi soli vostri nimici non solamente vadano: impuniti 
„d'hauer sprezzato i vostri commandamenti ma ancora l'hauer ciò fat¬ 
„to sia loro d'utilità, edi commodo: e nel dispregiare queste conse, cono¬ 
„scete voi. d Cesare, andarne tantò più del vostro, che del nostro, quanto 
„è maggior la perdita della riputazione, e delsa fama, che non è la priua¬ 
„zione della tobba, ò della patria? Verambnte le onorate proue da voi 
„fatte, le grandissime vittorie acquistate, i numerosi eserciti sconfitti, e le 
„innumerabili fortissime città espugnate, liberano voi da ogni timore di 
„biasmos eidi mala voce. Le vonstre eccellenti, ed erosche virtù tolgono 
„u mormoratori l'opportunità d'infamaruis ma voi sapete ottimamente, 
„o Gesare, che non è minorfatica il conseruare la gloria di tante lodi, 
„cho l'acquistarla, la quale in quanto più eecelso luogo è posta, tanto più 
„è soggetta a colpi de maligni mormoratori. Nedete dunque per Dio, o 
„Gesare, che nel lodare la Maiestà vostra non Susi questa eecezzione 
„d'hauer abhandonati noi, è di vero non diciamo, che voi non habbiate 
„fatto nullaspen noi, anzi confessiamo, che sia mo stati spesse volte con 
grandissime armate, eora più che mai soccorsi, e squuenuti, acciochei 
„vizio dellingratitudine non vi muoua tanto maggiore sdegno contrad 
„nol, quantose sempre per l'addietro hauete dimostrato d'esserda esso 
„più lontano si spezialmente speriamo, che voi siete per dimostrare prin 
„cipalmente, nell'abbracciare la difesa nostra con maggioresforzo, e 
„maggiore aiuto, che non sè fatto insino a qui, ma la speranza d'abbas¬ 
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