Full text: Dell'istorie di Genova. Di Mons. Uberto Foglietta patrizio genovese. Tradotte per M. Francesco Serdonati cittadino fiorentino

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Dell IIstorie di Genoua, 
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e inquieti per natura, i quali adunata vna schiera d'armati, e fatto vn tu¬ 
mulo, aſſalirono fuori della citta Erode da Mare nella fine dell'anno; e 
magiſtrati acchetarono i romori, e sbandirono i capi, e ſpianarono loro 
le case, che in quel tempo era la pena de gli huomini scandalosi. Quell'an¬ 
no Innocenzo Terzo, del quale Pontefice niuno per molti ſecoli innanzi, e 
poi fù più chiaro di dotrina, di ſantità di coſtumi, di meriti verso la Chie 
ſa, e di altre grandi opere da lui fatte, celebrò in Roma il concilio genera¬ 
le, del quale non si legge, che mai si facesse il maggiore; percioche vi ven¬ 
ne il Patriarca di Gostantinopoli, e quel di Gerulalemme, settanta Arci¬ 
uescoui, quattrocento dodici Vescoui, ottocento tra Abbati, qu Priori, gli 
ambasciadori dell'Imperadore Orientale; e Occidentale, e debRe di Ge¬ 
rusalemme, di Francia, di Spagna, d'Inghilterra, di Cipri, e de gli altri Pren 
cipi Criſtiani;e andò Ottone noſtro Arciueſcouo, e Manuello d'Oria vno 
de Consoli ambasciadore della città. Quell'anno s'ampliò lImperio, per¬ 
chela città di Nizza fulda Mirobando Gouernatore, e da Antepellicano 
Veſcouo data al commune di Genoua, e giurò fedeltà a Vberto Spinola 
mandato a riceuerla in nomè della Republica, il quale con gran sodisfaz¬ 
zione di quel popolo, spianò vna fortezza fabbricata in quella città da gli 
Aragonesi; si dice che i Nizzardi vennero a questa risoluzione, per assicu¬ 
rarsi col vicino, e gagliardo soccorso contra gli Aragonesi, come quei, che 
non poteuano più ſoffrire di ſtare ſotto al ſuperbo dominio loro. Fù anche 
mandato da Genouesi Arrigo Ferrari ambasciadore in Armenia, per con¬ 
to de priuilegi, e ragioni, che la Republica haueua in quel regno; e Leone 
Re non solamente gli confermò, ma ancora gli accrebbe, fra quali fù mol 
to notabile, che permise loro, che tenessero corte libera, e amministrassero 
liberamente la giuſtizia fra di loro, talche pare coſa marauiglioſa, che il 
medesimo popolo Genoueſe non cercaſſe mai ne gli altrui regni, ne rite¬ 
neſſe alcuna coſa con maggiore iſtanza, che la giurisdizione libera, della 
quale tanto ageuolmente si priuaua per se ſtesso nella propia città, chia¬ 
mando volontariamente, e spesso i giudici ſtranieri , e dando loro di sua 
volontà autorità sopra di ſe ſteſſo; il quale coſtume ſi cominciò aivſare in 
Genoua l'anno seguente sesto decimo di quel secolo, nel quale lasciato da 
parte il creare i Consoli, che facesſero ragione, fù dato il carico di giudi¬ 
care a cinque Dottori di legge stranieri; e fra di lorò fù spartito questo ca¬ 
rico di maniera, che non giudicauano congiunti collegialmente tutte le 
cause, ma furono spartite fra loro le contrade della città, e ciascuno face 
ua ragione a quelle, che gli erano state assegnate. Che se alcuno si rechera 
a mente, e anderà riuolgendosi per la fantasia l'antiche memorie della no¬ 
ſtra città, e le coſe, che noi habbiamo sino a qui scritto, trouerà che'l reg 
gimento della città, che cominciò a esser libero dapoi che i conti postiui 
da gli Imperadori furono rifiutati, fino al nouantesimo anno del secolo 
paſsato, che fù lo ſpazio di circa trecent anni, tanto nel gouernare le cose 
del commune, quanto del fare ragione con vn solo, e perpetuo tenore, e 
non mai variato, fù appresso i Consoli, che erano cittadini Genouesi sen¬ 
za, che s'introduceſſe mai nella città meſcolamento veruno di forestieri; 
ma che l'anno, che habbiamo detto, il reggimento si cominciò a variare 
in molte guise, che per chiudere all'ambizione de cittadini le vie di veni- 
re a riſse, e conteſe fra di loro, furono chiamati i Podestà forestieri, e fù da¬ 
to loro
	        
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