QOINTA
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cennate di sopra. O l’umido facesse guasto alla
medaglia, o gli anni la scolorissero, o il pen¬
nello d’Ottavio venisse meno a se stesso, non
è questa da mettersi al paragone di molt' altre,
ov’ egli spiega un nerbo di colori, una vivacità,
una trasparenza e un artifizio di velature che
sembra annunciare alla nostra scuola i Carloni;
e meglio ch’ io nol dica ne farà fede un vicino
palazzo. Nè la composizione supplisce al difetto,
nè poteva; chè un tema, siccome è questo, di
grandiosa natura mal capiva in uno spazio di
forma cosi strana; onde riesce affollato ed op¬
presso dalle angustie per guisa, che il diresti
anzi un episodio di grande istoria che un’ isto¬
ria per sè. L'artista s'aiutò quanto seppe fa¬
cendo mostra sulle prime linee di maschi nudi
e di risentiti muscoli disegnati con ardimento.
e con vaghezza di imitar Perino, ma non so
con quanta natura.
Strano accozzamento e di favole e di storia.
e di storia or sacra or profana son gli affreschi
di questo palazzo. Il vedemmo nel piano infe¬
riore, e il vediamo nelle presenti stanze; onde
non sarebbe strano il supporre che dal Lercari
si lasciassero i subbietti ad arbitrio degli arti¬
sti; cosa degna di liberal signore, ma perico¬
losa al decoro e alla unítà delle opere, ove non
si chiama a dipingere un solo. Andrea Semino