GIORNATA
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cure ma delizie del marchese Vincenzo Spinola,
uno de’fratelli proprietarii. Non tanto pel me¬
rito ch’ egli ha nel dipingere, di cui il lodano
e lodarono i concittadini, quanto pel documento
che ne viene alla patrizia gioventù, non iscarsa
d’eletti ingegni e nati a grandi cose se non li
svii da generosi fatti il beato ozio e la gara
delle inutili pompe. Io non do biasimo nè ad
una persona nè ad un ceto; cosi va in ogni
gente, che il desiderio di vera gloria stia in
pochi. Ma l’animo esulta ogni qual volta mi
torna al pensiero un esempio che ci onori, nè
posso rattenermi dal palesarne la compiacenza;
non a censura degli altri, sibbene a lode sin¬
cera di questo. E poichè mi vien sul labbro il
nome degli Spinoli, ne traggo pure un bell’ au¬
gurio al palazzo che visitiamo; come potreb-
bero scemargli le bellezze di tante pitture, o
come non gli si dovrebbero accrescere, mentre
abita in esso chi carezza con tanto affetto que¬
st' arte gentile?
Eccoci di bel nuovo innanzi a cinque meda¬
glie di Bernardo Castello nel successivo Salotto
del bigliardo, alle quali dan varietà belle figure
di Virtù in ispazi ovali all'intorno. Non più Au-
gusto, ma Scipione Africano empie colle eroi¬
che sue imprese la vôlta. Ne’ lati si vede il guer¬
riero che scontrasi cogli affricani, che mette in