CIORNATA
9925
naci Lerinensi se non dietro un giudizio poco
maturo del Senato genovese. E noto nella cro-
naca delle feste popolari il costume che durò in
questa abbazia fino a’ nostri tempi, di mandare
in dono alla famiglia Doria un maiale concio al
macello la vigilia del santo Natale, tutto adorno
e imbacuccato di foglie d’ alloro inorpellate, fra
le grida e le acclamazioni della moltitudine che
in quel giorno accorreva allo spettacolo.
La chiesa, non si tosto fu concessa in gius¬
patronato che mutò faccia d’antica in moder¬
na. Contuttociò non soggiacque al destino di
torio, per non essersi esaminato se i Lerinensi fossero gli
Antoniani, o se i diritti di costoro (pognamo che fossero
anticamente in questa chiesa) avessero potuto discendere
ne’ Lerinensi. Falto sta, che costoro in forza del privilegio
mandavano per le contrade di Genova tre scrofe ed un verro
con venti porcellini, coll’ obbligo però d’improntarli col se-
gno della gruccia di sant’ Antonio, e di appendere al lab¬
bro superiore della troia e del porco un anello di ferro.
Ritennero la consuetudine gli abati che succedettero a’ Le-
rinensi, ma nocque loro il trasgredire che fecero a’ primi
obblighi del segno, dell’ anello, e forse anche del numero.
Onde avvenne che i porci mal conosciuti vagavano confu¬
samente per la città con gran noia de’ cittadini ed impac
cio de’ beccai e pizzicagnoli; finchè il magistrato de’ PP.
del Comune nel 1750 rinnovò un decreto già pubblicato in
piú epoche dal 1418 al 1608, che dava facoltà a chicches
sia d’appropriarsi que’ porcellini che trovasse a passeggio
per le contrade di Genova, senz’ alcun obbligo di restitu¬
10“