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QTARTA
del fabbricare ; in quello (e già l' abbiam detto)
uno stil severo d’ornare i prospetti, anzi le più
volte veggonsi gli ornamenti sacrificati ad una
maestà, spoglia al tutto di superflue aggiunte ;
in questi sovrabbondanza di decorazioni; la fac¬
ciata quant è lunga ed alta non ha palmo ove
l’occhio possa riposarsi sul muro ignudo. Cosi
che la porta, maestosa secondo proporzione, e
fiancheggiata da quattro robuste colonne d’ or¬
dine dorico e sovr' esse da un bell' attico e dal
Reale stemma, guadagna di semplice robustezza
su quel campo zeppo d’ ornamenti accessórii.
Nè però siam certi, che questa prodigalità
debba apporsi a’ due lombardi, essendosi pro¬
gressivamente impiegati altri artisti nell’ accre¬
scere ed abbellire il palazzo; senzachè lo stile
delle suddette decorazioni, a molti indizi è più
recente. Sull’ alba del passato secolo, il march.
Eugenio Durazzo, chiamò da Roma Carlo Fon¬
tana, architetto educato nella scuola del Ber¬
nino, e a que’ tempi di corruzione applaudito
nonchè in Roma, in tutta Italia. Egli diede nuo¬
vo aspetto al portico, nuove tracce alle scale.
e nuove decorazioni aggiunse ad ogni parete e
ad ogni vôlto ; e a tutte queste parti una im¬
ponenza che gli scusa il reo stile. Colonne e
marmi a profusione ti annunciano la grandezza
del luogo, dal vestibolo al sommo de’ ripiani;