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GIORNATA
mantenersi in questa chiesa, mentr' io leggo che
nel 1554 fu conceduta a PP. Gesuiti giunti di
recente in Genova, i quali vi dimorarono per
anni dodici, finchè ampliato il loro istituto si
procacciarono più comoda ed onorevole stanza.
L’ampio teatro che da questo luogo ci si
schiude sulla soggetta marina, il vasto seno in¬
torno a cui si raccoglie la città, il gemino pro¬
montorio che si stende sull’ acque, il doppio
molo che difende il porto dagl’insulti del mare;
le mille imagini di popolo nato al commercio,
ardito nell’ industria, pronto e sagace ad ogni
impresa, non ci permettono di proseguire per
altra via se non per quella che seconda le mura
di cinta. Il chiede anche la varietà, dalla quale
cerco diletti a chi mi seguita, semprechè mi
torna opportuno a temperar la stanchezza di vi-
site frequenti e per loro natura monotone.
Sostiamo un tratto al Veccnio Molo; « opera
« (dice il Foglietta) fra le altre dell' Italia am¬
« mirabile, principalmente per la maravigliosa
« fabbrica i cui fondamenti son fatti di scogli
« di smoderata grandezza, interi e grossi quanto
« si stende la larghezza di tutta la fabbrica
« tratti dalle viscere de’ monti ed in spazio di
« molti anni congiunti fra loro come in soda
« composizione ». I principii di questa gran fab¬
brica che ne’ tempi migliori della Repubblica fu