Full text: Lib. X (10)

GIUNTA III. 
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e quella a camera piena di 28. Le dimensioni e le altre quan¬ 
tità ora accennate variano poco nelle altre specie di questa 
macchina. 
Le petriere non si usano più che in mare, e Saint Re¬ 
my dice che fin dal suo tempo si erano fuse tutte quelle 
che si trovavano negli arsenali. Alcuni però pretendono che 
potessero tuttora riescire di qualche utilità. E questo pezzo 
un piccolo mortajo con cui si scagliano pietre, chiodi, ferra¬ 
ture ecc. Se ne distinguono due specie, una delle quali si 
carica come il mortajo ordinario mettendovi in esso un pa¬ 
niere ripieno di pietre e di ciottoli invece della bomba; l'al¬ 
tra poi si apre generalmente dalla parte del fondo; la came¬ 
ra può essere levata, e la si carica da quella parte, anzichè 
per la bocca come le altre armi da suoco. Questo pezzo pro¬ 
duce gravi danni e disordini con la grandine di pietre che 
scaglia. Talvolta alle pietre si frammischiano piccole bombe 
e granate. Il suo effetto è pieno quando la distanza dallo 
scopo non supera i 150. passi. Il diametro interno di que¬ 
sto pezzo è di 406. millimetri; la profondità dell' anima è 
una volta e mezzo il suo diametro; la camera è terminata 
da un emisfero di 38 millimetri di raggio. Il diametro del 
monticello su cui si colloca è di 401 millimetri, e la sua 
grossezza di 45; il diametro e l' altezza del paniere sono di 
352. La massa delle pietre da projettarsi è da ottanta a cen¬ 
to libbre ; il monticello pesa cinque libbre ed un quarto, e 
tre il paniere. La volata ha la grossezza di 41 millimetri. La 
carica è da una a tre libbre. 
Tutti gl' indicati pezzi formano la cosi detta artiglieria. 
Di queste armi se ne adoprano anche a cavallo. Quest' arti¬ 
glieria però, detta anche artiglieria volante, non adopra che 
cannoni da 8 corti, ed obizzi. 
Il metallo adoperato nella costruzione dei pezzi di ar¬ 
tiglieria è il bronzo, formato da una lega di 100 parti di ra¬ 
me ed 11 di stagno. A questo proposito Carnot riporta le 
seguenti parole del generale de la Martillière. „E da presu¬ 
„mersi che lo zinco adoprato nelle fusioni invece dello sta¬ 
„gno, od anche con lo stagno stesso, formasse una lega col 
„rame più dura e più compatta dell' ordinaria, essendo plu 
„duro dello stagno, ed avendo col rame una maggiore affi¬
	        
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