CAPO XXII.
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spinta nell'umida voragine si profondò, senza po¬
ter più andare nè innanzi nè. indietro (1). Per¬
ciò Demetrio, vedendo di essere stato ingannato
dal saper di Diogneto, parti colla flotta. Allora i
Rodiotti per l'acume di Diogneto dalla guerra
salvati, gli rendettero pubbliche grazie, e lo fre¬
giarono di tutti gli onori e de maggiori ornamen¬
ti. Diogneto poi tradusse l'elepoli nella città, e
la collocò in pubblico e inscrisse: Diogneto del¬
la preda fa dono al popolo. Cosi nella difesa
non solamente le macchine, ma sopra ogni cosa
si devono adoperare i consigli.
49. Parimente a Chio, allorchè gl' inimici pre¬
paravano sulle navi le macchine delle sambu¬
che (2), nottetempo i Chii gettarono terra, are¬
na, pietre nel mare dinanzi al muro. Onde colo¬
(1) Flavio Vegezio Renato narra la cosa in altro modo.
Ecco le sue parole riferite dal Filandro. Allorquando si as¬
sediava la città di Rodi, e che una torre mobile si apparec¬
chiava, con la quale si sarebbero sormontate le mura e le
torri della città stessa, 1 meccanici inventarono ingegnosa¬
mente il seguente rimedio. Di nottetempo sotto alle fonda¬
menta delle mura si scavò un cuniculo, e dalla parte, a cui
nel giorno susseguente doveva approssimarsi la torre, si sca¬
yò la terra internamente senza che alcuno dei nemici se ne
avvedesse, sicchè quando la mole fu spinta sulle sue ruote,
giunta al luogo, sotto a cui si aveva scavato, pel solo suo
peso si approfondò, e non potè giungere sino alle mura, né
retrocedere. Cosi si salvò la città, e la macchina fu abban¬
donata. Questo rimedio vale quando la città fosse attaccata
dalla parte di terra, dovechè quello accennato da Vitruvio
serve quando lo sia per mare.
(2) Sesto Pompeo Festo dice che questa macchina, con
la quale si espugnavano le città, aveva un tal nome perché
le suni si tendevano allo stesso modo che nell' organo detto
parimente sambuca.