LIBRO VIII.
56
nissa, ch'era il padrone di tutto il territorio del
castello, militò col padre Cesare: essendo questi
ospite in casa mia, nella quotidiana conversazione
éravamo trascinati a disputare di filosofia: onde
caduto il discorso tra noi intorno alla potenza ed
alle virtù dell' acqua, asseri che in quella terra
v'erano di tali fonti, ove i nativi aveano voci
sceltissime per cantare (1): e che perció gli ol¬
tremarini (2) comperavano ragazzi formosi e fan¬
glio di Massinissa abbia combattuto sotto le bandiere di Ce¬
sare, nato 50 anni dopo la morte di Massinissa. Veramente
questo re africano, amico de’ Romani, non potea aver un fi¬
gliuolo di tanto tarda età da poter conversare con Vitruvio.
Che resta dunque a conchiudersi? Che qui sia errato o l'u¬
no o l' altro di questi nomi, ovvero che Vitruvio abbia com¬
messo questo anacronismo apparente, col chiamare figlio di
Massinissa un pronipote di questo re.
(1) Questo racconto viene fatto anche da Plinio, che pe¬
rò desunse da Varrone. Vorrebbe il Filandro che le acque
di quella sorgente fossero impregnate di sandaraca, la quale,
dic' egli, purga la voce ed è molto vantaggiosa agli asmatici.
(2) Ci piace molto la interpretazione del Filandro, anzi
è l' unica che si possa dare a questo passo vitruviano che
non può dirsi menomamente ambiguo. Eccola. Conoscendo
gli abitanti di Zama, d' Ismuc e dei loro territorj, che tutti
quelli, i quali nascevano fra loro, avevano una voce attissi¬
ma al canto, andavano a comperare oltra mare schiavi di
belle forme e femminelle mature che si congiungevano in
matrimonio, onde procreassero figli, i quali alla soavità della
voce unissero la formosità della persona. Ci sembra pertan¬
to di dedurre da ciò che quegli Africani facessero commer¬
cio di schiavi dalla bella voce. Devesi adunque considerare
il transmarinos o come sostantivo, o come aggettivo che por¬
ti sottinteso l' homines: cosi il senso riesce più netto che
non applicandolo ai servi o ragazzi comperati, come fecerc
gli altri traduttori. E se Vitruvio avesse inteso cosi, avrebbe
raccomandato il verbo emere a qualche nome proprio di
genti, e non l' avrebbe lasciato totalmente sospeso. Si avver¬
ta poi alla maturità che accenna Vitruvio siccome necessa¬
ria nelle donne affine di procreare figli di belle forme. Que¬