LIBRO VIII.
52
37. Vi sono inoltre certi fonti come mischia¬
ti col vino, come uno della Paflagonia (1), di
çui chi ne bee, anche senza vino diventa ubbria¬
co. A Equicoli (2) poi nell' Italia, e fra le alpi
nella nazione dei Medulli v'è una specie d'acqua
che fa nascere il gozzo a que che ne beono (3).
Nell' Arcadia poi v' è la non ignota città di Cli¬
tori (4), che ne' suoi contorni ha una spelonca,
da cui sgorga un' acqua, che fa diventare aste¬
mio ognun che ne bee. Su quel fonte sta in¬
scritto un epigramma in versi greci con questo
sentimento : non esser essa idonea a lavare, e
nemica fin anco alle viti, perchè presso quel fon¬
te Melampo purgô con sagrifizj la rabbia delle
figliuole di Preto, e restitui alla pristina sanità le
menti di quelle vergini. Ecco l'epigramma (5) qui
sottoscritto :
(1) Provincia dell' Asia minore, oggi detta Bolli.
(2) Erano questi popoli del Lazio, le cui città principali
furono Alba, Tivoli, Preneste ed altre.
(3) Comune è questo difetto negli abitatori delle Alpi del¬
l'Italia settentrionale. Particolarmente nei monti del Feltri¬
no, del Bellunese e della Carnia vi sono genti con gozzi si
grandi, che giungono sino a loro pesar sulle spalle; e di
ció si attribuisce la cagione alle qualità delle acque.
(4) Oggi detta Gardichi. Ovidio ne parla nell'ultimo del¬
le Metamorfosi, e si accorda con Vitruvio nell' indicare le
proprietà dell' acqua che si trovava nel suo territorio. La
guarigione però delle figlie di Preto, avvenuta per opera di
Melampo, si attribuisce da Dioscoride all' elleboro negro che
fu loro somministrato, e da Plinio al latte di capre purgate
çon l' elleboro. La pazzia di quelle figlie era di credersi
vecchie.
(5) Si dice che i tre epigrammi greci qui indicati da Vi¬
truvio sieno stati introdotti da Isigono, antico scrittore d' a¬
cque, perchè mancavano in tutti 1 codici.