CAPO III.
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di colore simile al vetro purpureo (1). Queste
cose si osservano specialmente in Atene, ove da
luoghi e da fonti di questa fatta furono si nella
città che nel Porto Pireo condotti zampilli, dei
quali nessuno per la stessa cagion non ne bee,
ma per le lavazioni e per altre cose ne usano ;
perciò bevendo dai pozzi schivano 1 lor nocu¬
menti.
24. A Trezene (2) non si può questo evita¬
re, perché non si trova altro genere d' acqua af¬
fatto fuorchè quella che hanno in Cibdele, onde
in quella città (3) tutti o la maggior parte pati¬
scono male ai piedi. Ma in Tarso (4), città di
(1) Non è d' approvarsi la nota del Pontedera, che sulla
fede di un codice sostituisce nitri a vitri, adducendo che
Plinio nomina una specie di nitro purpureo. La spuma di
quest acqua è d' un verde fosco-lucente, ed è questa una
prova di più, che fra i colori purpurei era dagli antichi an¬
noverato anche il verde, ciò che abbiamo dimostrato nella
Giunta IV. al precedente libro.
(2) Vi erano diverse città di questo nome. Una era nel
Peloponneso presso al golfo di Argo, che gli autori varia¬
mente la nominarono, essendo da Tolomeo chiamata Treze¬
na, da Strabone Possidonia, da Pausania Anzia ecc. Un' al-
tra ve n'era nell' Asia minore, ma quella che qui ricorda
Vitruvio è città della Messenia detta tuttora Trezina, posta
presso ad Itome. Anche Plinio attribuisce alla qualità delle
acque le malattie dei piedi che vi regnavano in quella città.
(3) S' intende sempre Trezene e non Cibdele.
(4) Era questa un tempo città celeberrima della Cilicia,
provincia dell' Asia minore; ma ora è affatto in rovina: 1
Turchi la chiamano Tersis e gli abitanti Terazza. Il fiume
Cidno, che le scorre da presso, viene ora detto Carasu, ed
e quello, secondo Curzio, in çui si lavô Alessandro. Galeno
dice che le suc acque sono freddissime; ed è forse per que¬
sto, come osserva lo Stratico, che i podagrosi sentivansi a
sollevare dei dolori con bagnarvisi entro, dietro a quanto
riferiscono anche Plinio e Strabone; ma questo rimedio sa¬
VITRVVIO, Lib. VIII.