Full text: Lib. VII (7)

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GIUNTA 1. 
Ma vi sarà chi, non potendo negare agli antichi la cono¬ 
scenza esatta delle regole prospettive, vorrà pur sostenere 
ch' esse non sono di quella necessità che si va predicando 
nelle arti del disegno; poichè molti pittori senza conoscerle. 
o senza farne uso, hanno prodotto opere tali, che tengonsi 
in grandissimo pregio; ed in conferma di ciò basta conside¬ 
rare le pitture di Guido Reni. Qui però osserva lo Zanot¬ 
ti, che l' esempio di questo capo-scuola ha sedotti molti che 
sono venuti dopo, i quali se riflettessero che Guido non è 
famoso per questo, perchè niente sapesse di prospettiva, ma 
per quelle cognizioni e abilità che avea, degne di un eccel¬ 
lente pittore, non solo cercherebbero per loro profitto d'imi¬ 
tarlo in ciò che sapea, ma studierebbero quello ancora ch'e¬ 
gli non sapea, per aspirare ad una gloria maggiore. E per 
chiunque voglia ascoltare la ragione, non resta alcun dub¬ 
bio sull'importanza dello studio della prospettiva a chi si ap- 
plica al disegno; ed i più celebri scrittori ed artisti la rac¬ 
comandarono costantemente. Lionardo da Vinci dà principio 
al suo Trattato della Pittura cosi Il giovane dee prima im¬ 
parar prospettiva. Leon Battista Alberti dice: E vorrei cer¬ 
tamente che noi ci persuadessimo colui solo essere per di¬ 
ventare ottima pittore, il quale ora ha imparato a colloca¬ 
re ottimamente tutti i dintorni e tutte le qualità delle su¬ 
perficie. Ed il Vignola ne fu tanto persuaso, che non solo 
la pose in pratica, ma ne volle fare un eccellente trattato. 
Ed i classici dei tempi a noi più vicini la studiarono e la 
eseguirono nelle loro opere più distinte. E molti, conosciute 
le ragioni teoriche, ne deducevano le immediate operazion 
prâtiche; siccome facevano il Lauretti e il Sabbatini, i quali, 
in occasione di dipingere soffitte, non permettendo le circo¬ 
stanze di osservare nel vero ciò che voleano rappresentare. 
per non avventurare a un incerto giudizio la disposizione 
dei chiari e degli oscuri, costruivano prima un modello, e 
collocandolo poscia in quell' aspetto di lume, in cui dovea 
trovarsi la pittura, imparavano a distribuire le ombre e le tin¬ 
te con quella varietà, che sola può essere capace di rendere 
il dipinto simile al vero (1). 
() Cosi nara Lguazio Dante nei suoi comenti alla prospetiva del 
Vignola.
	        
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