86
GIUNTA 1.
Ma vi sarà chi, non potendo negare agli antichi la cono¬
scenza esatta delle regole prospettive, vorrà pur sostenere
ch' esse non sono di quella necessità che si va predicando
nelle arti del disegno; poichè molti pittori senza conoscerle.
o senza farne uso, hanno prodotto opere tali, che tengonsi
in grandissimo pregio; ed in conferma di ciò basta conside¬
rare le pitture di Guido Reni. Qui però osserva lo Zanot¬
ti, che l' esempio di questo capo-scuola ha sedotti molti che
sono venuti dopo, i quali se riflettessero che Guido non è
famoso per questo, perchè niente sapesse di prospettiva, ma
per quelle cognizioni e abilità che avea, degne di un eccel¬
lente pittore, non solo cercherebbero per loro profitto d'imi¬
tarlo in ciò che sapea, ma studierebbero quello ancora ch'e¬
gli non sapea, per aspirare ad una gloria maggiore. E per
chiunque voglia ascoltare la ragione, non resta alcun dub¬
bio sull'importanza dello studio della prospettiva a chi si ap-
plica al disegno; ed i più celebri scrittori ed artisti la rac¬
comandarono costantemente. Lionardo da Vinci dà principio
al suo Trattato della Pittura cosi Il giovane dee prima im¬
parar prospettiva. Leon Battista Alberti dice: E vorrei cer¬
tamente che noi ci persuadessimo colui solo essere per di¬
ventare ottima pittore, il quale ora ha imparato a colloca¬
re ottimamente tutti i dintorni e tutte le qualità delle su¬
perficie. Ed il Vignola ne fu tanto persuaso, che non solo
la pose in pratica, ma ne volle fare un eccellente trattato.
Ed i classici dei tempi a noi più vicini la studiarono e la
eseguirono nelle loro opere più distinte. E molti, conosciute
le ragioni teoriche, ne deducevano le immediate operazion
prâtiche; siccome facevano il Lauretti e il Sabbatini, i quali,
in occasione di dipingere soffitte, non permettendo le circo¬
stanze di osservare nel vero ciò che voleano rappresentare.
per non avventurare a un incerto giudizio la disposizione
dei chiari e degli oscuri, costruivano prima un modello, e
collocandolo poscia in quell' aspetto di lume, in cui dovea
trovarsi la pittura, imparavano a distribuire le ombre e le tin¬
te con quella varietà, che sola può essere capace di rendere
il dipinto simile al vero (1).
() Cosi nara Lguazio Dante nei suoi comenti alla prospetiva del
Vignola.