CAPO IV.
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tutti, mentre erano per far plauso all' opera s'a¬
vanzô Licinio matematico, e disse: Gli Alabandei
aversi bensi per abbastanza acuti nelle cose civi¬
li, ma per un (quantunque non grave) difetto
di sconvenienza essere giudicati stolti ; stantechè
tutte le statue poste nel loro ginnasio sono in a¬
zione di trattar cause, nel foro col disco in ma¬
no, o in mossa di correre o di giuocare alla pal¬
la: ond' è che tale atteggiamento di figure scon¬
veniente alla proprietà de luoghi tirò addosso à
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quella città la pubblica disistima.
40. Ora si veda bene anche da noi, che la
scena di Apaturio non ci faccia Alabandei o Ab¬
deriti. E chi in vero di noi può aver case sopra
ile supbo
ma scemô la naturalezza e la proprietà dell' immagine.
Ma chi vuole che l'asperitas di Vitruvio significhi basso-ri¬
lievo s' inganna, sia che lo riferisca al luogo presente, sia a
quello del lib. III. cap. 2., ove parla dell' asperità degl' in¬
tercolunnj; perchè ivi intende di quel contrasto che fanno
fra loro le colonne, e qui del contrasto che fanno tra loro i
diversi oggetti dipinti. E in pittura dicesi aver rilievo quel
dipinto, che in forza di bene aggiustati lumi ed ombre, sem¬
bra essere rilevato dal piano (Baldinucci, arte del disegno).
Ma non per l' apparenza delle pitture rilevate dal piano si
dilettavano gli occhi degli Alabandei, che ciò sarebbe stato
pel valor del pittore, ma per quella varietà di tinte che ap¬
portava una simultanea diversitä di sensazioni alla vista, nel-
lo stesso modo che l' apporta al tutto la varietà delle figure
sopra una superficie liscia intagliate. L'aspéritas dunque di
Vitruvio, non essendo che una traslazione dal senso del tat¬
to a quel della vista, potrebbe anche tradursi in italiano a¬
sperità, ch' è in fine la varietà, ossia quella dal Baldinucci
chiamata giustamente piacevole discordanza, che apparisce
fra 1 una e l'altra cosa rappresentata. Non è da trascurarsi
qui neppure la lezione adottata dal Pontedera, e anco da noi
riscontrata nel codice Pouc., cioè novitatem; e invero fu la
novità della cosa che allettò la vista degli Alabandei.