CAPO V.
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rio Alabandeo presso i Tralliensi con eleganza di
lavoro raffigurò una scena nel teatro minore, che
to, pure taluno vorrebbe in certo qual modo giustificare quei
capricci, e fra gli altri lo Stratico, la di cui opinione noi cre¬
diamo bene di esaminare. Questa maniera di dipingere, dic'e¬
gli, si trova in tutti gli edifizi antichi, e quantunque sia impro¬
pria e contraria alla verità, piacque prima di Vitruvio che la de¬
testa, piacque ai suoi tempi, e place tuttora da poi che fu richia¬
mata da Rafaello Sancio di Urbino, che la osservò nelle terme
di Tito, e la pose in esecuzione particolarmente nei portici
del Vaticano; maniera che dagl' Italiani su detta grottesca,
forse dall' avere trovate molte di simili pitture nei conclavi
sotterranei fatti a volta, che si credevano grotte. Parimente
se ne veggono negli avanzi di Ercolano e di Pompei, non
che negli ornati di antichi sepolcri. Indi soggiunge, che in
tutto ciò che riguarda l'ornato non si deve seguire la scru¬
polosa ragione, ma bisogna concedere- qualcosa all' immagi¬
nazione; e nella stessa architettura vi sono molti esempj di
ornati, che se si dovessero sottoporre. allo scrutinio della ra¬
gione si troverebbero assurdi, e che pure si lodano. Nell'in¬
terno del Panteon vi sono frontispizj; gli architetti più ri¬
putati collocano modiglioni e triglifi in tutte e quattro le fac¬
ce di un edifizio, e scolpiscono teste di leone anche sopra le
colonne, benchè gli stillicidj ragionevôlmente si debbano dis
porre soltanto negl' intercolunnj.
A noi sembra però che la verità non sia tanto nemica
della immaginazione, quanto da taluno si crede. L'immagina¬
zione ha largo campo nella composizione e nella riunione
dei varj oggetti; essa dev' essere figlia dell' ingegno, e nel¬
l'accozzamento informe di una testa umana con un albero,
o col corpo di un pesce o di un uccello non può dirsi vere
ingegno, I mostri possono destare il riso nelle prime volte che
si veggono, ma non saranno mai ministri di un costante pla¬
cere. Il vero scopo delle arti belle dev' essère di far si, che
le loro produzioni piacciano sommamente e piacciano a lun¬
go. Vi sia la varieta, ma non il capriccio; e se anche que¬
sto in qualche caso viene tollerato, lo si faccia con modera¬
zione, ed in quei luoghi soltanto che ai capricci vengono pur
destinati. La finitezza dell' esecuzione che si osserva nelle o¬
pere di Rafaello, non meno che nelle dipinture che si sco¬
prirono in Pompei, sarà sempre in contrasto colla irragione¬
volezza dei subietti. Belle sono tutte le pitture di Giovan¬
ni d' Udine, ma bellissime si reputano quelle che plù si al¬
lontanano dalla maniera capricciosa dei pittori del seicento.