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CAPO III.
ti, non diventano ruvidi per età, nè manco col
lavare smarriscono di colore, se non quando sie¬
no tirati negligentemente ed a secco. Che se nel¬
le pareti saranno fatti gl' intonachi nel modo che
fu scritto di sopra, avranno solidità, splendidezza,
e sempre consistente durata. Ma quando è tirata
una sola corteccia di arena, per la sua tenuità
mancando di forza, facilmente si rompe, e per
essere di leggera grossezza non può ottenere la
lucentezza propria de' pulimenti. Perchè come u¬
no specchio d'argento tirato con sottile lametta
dà una luce incerta, debole e lenta, e all' oppo¬
sto quello ch' è fatto con salda tempera, potendo
sostenere tutta la forza del pulimento rende ai
riguardanti chiare e distinte le immagini; cosi
gl'intonachi lavorati di materia sottile non sola¬
mente si fendono, ma anche in breve tempo si
tonaco sieno molto grossi, attribuendo a questa grossezza non
solo la consistenza del medesimo, ma altresi il massimo splen¬
dore della sua superficie. E porta ad esempio la sottil lami¬
netta d'argento. Questo confronto, dice lo Stratico, devesi
intendere fatto fra uno specchio d' argento alquanto grosso,
ed una foglia d'argento, la quale facilmente si corruga; per¬
ciocchè qualunque sia la grossezza dello specchio metallico,
purchè sia tale che la sua superficie rimanga costante, ri¬
fletterà le immagini sempre egualmente. Qui dobbiamo per
altro osservare, per quelli che potrebbero accusar Vitruvio
d'ignoranza sulle proprietà di alcune superficie di riflettere
la luce, prima che un corpo opaco può talvolta per la sua
sottigliezza divenire diafano, per esempio una foglia d' oro;
ed in secondo luogo, che Vitruvio dice non potersi bene le¬
vigare la superficie di un corpo di poca grossezza, e che
perciò la ruvidezza della medesima non permette che le im¬
magini sieno rimandate chiaramente, stanteché sappiamo che
in tal caso la riflessione si fa in diverse direzioni.