Full text: Lib. VII (7)

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CAPO III. 
ti, non diventano ruvidi per età, nè manco col 
lavare smarriscono di colore, se non quando sie¬ 
no tirati negligentemente ed a secco. Che se nel¬ 
le pareti saranno fatti gl' intonachi nel modo che 
fu scritto di sopra, avranno solidità, splendidezza, 
e sempre consistente durata. Ma quando è tirata 
una sola corteccia di arena, per la sua tenuità 
mancando di forza, facilmente si rompe, e per 
essere di leggera grossezza non può ottenere la 
lucentezza propria de' pulimenti. Perchè come u¬ 
no specchio d'argento tirato con sottile lametta 
dà una luce incerta, debole e lenta, e all' oppo¬ 
sto quello ch' è fatto con salda tempera, potendo 
sostenere tutta la forza del pulimento rende ai 
riguardanti chiare e distinte le immagini; cosi 
gl'intonachi lavorati di materia sottile non sola¬ 
mente si fendono, ma anche in breve tempo si 
tonaco sieno molto grossi, attribuendo a questa grossezza non 
solo la consistenza del medesimo, ma altresi il massimo splen¬ 
dore della sua superficie. E porta ad esempio la sottil lami¬ 
netta d'argento. Questo confronto, dice lo Stratico, devesi 
intendere fatto fra uno specchio d' argento alquanto grosso, 
ed una foglia d'argento, la quale facilmente si corruga; per¬ 
ciocchè qualunque sia la grossezza dello specchio metallico, 
purchè sia tale che la sua superficie rimanga costante, ri¬ 
fletterà le immagini sempre egualmente. Qui dobbiamo per 
altro osservare, per quelli che potrebbero accusar Vitruvio 
d'ignoranza sulle proprietà di alcune superficie di riflettere 
la luce, prima che un corpo opaco può talvolta per la sua 
sottigliezza divenire diafano, per esempio una foglia d' oro; 
ed in secondo luogo, che Vitruvio dice non potersi bene le¬ 
vigare la superficie di un corpo di poca grossezza, e che 
perciò la ruvidezza della medesima non permette che le im¬ 
magini sieno rimandate chiaramente, stanteché sappiamo che 
in tal caso la riflessione si fa in diverse direzioni.
	        
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