PRÉFAZIONE
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Demosilo, Polli, Leonide, Silanione, Melampo,
Sarnaco, Eufranore; ed altri ancora trattarono
delle macchine, come Cliade (1), Archita, Ar¬
tico, verun'altra contezza. Eufranore soltanto viene ricorda¬
to da Plinio nel lib. XXXV. cap. 11.
(1) Forse Cliade è lo stesso che Diade, nominato da Vi¬
truvio nel lib. X. cap. 19. - Archita di Taranto fu filosofo
e meccanico, di cui narra Gellio, sull' autorità di Favorino e
di altri, che avesse formata una colomba di legno con tali
congegni che potesse volare. Laerzio dice essere stato Archita
il primo che trattasse la meccanica con principj meccanici;
ed è quegli che trovò un metodo diverso da quello di Era¬
tostene per la duplicazione del cubo. - Archimede ha ba¬
stante fama siccome celebre matematico ed eccellente mecca¬
nico; alcune delle sue opere teoriche giunsero fino a noi,
ma le meccaniche perirono totalmente. - Di Ctesibio parla
molto Vitruvio nel lib. X.; delle sue opere meccaniche fan¬
no menzione Plinio nel lib. VII. cap. 37, ed Ateneo nel
lib. IV. cap. 23.; nulla vi resta de' suoi scritti intorno alle
meccaniche. - Ninfodoro, Filone Bisanteo, Disilo e Carida
sono ricordati soltanto da Vitruvio. - Poliido meceanico di
Tessaglia, mentre Filippo figlio di Aminta assediava Bisanzo,
seppe semplificare l' invenzione dell' ariete fatta da Pofasme¬
no di Tiro, e modificata da Cetra di Calcedonia; furono suoi
discepoli Diade e Cherea, che militarono con Alessandro. Po¬
liido scrisse sulle macchine, come dice a questo passo Vi¬
truvio. Forse è lo stesso che Polido. Cosi Giunio. — Firo
non viene da alcun altro nominato. — Agesistrato, è forse
quello che Ateneo ricorda nel suo libro sulla meccanica col
nome di Agasistrato. Di questi undici scrittori di meccanica
ricordati da Vitruvio, se si eccettui Archimede, non ci restò
alcun' opera nè teorica, nè pratica. Vitruvio però ci fa co¬
noscere di aver raccolto in un sol corpo quanto vi poteva
essere di più utile in quei comentarj; ma devesi confessare,
che se quello che ci lasciò Vitruvio sulla meccanica fu il
meglio delle opere citate, non si può ritenere che queste go¬
dessere di quella fama che giunse ad ottenere la meccanica
degli antichi. - Si osservi che l' Orsini aggiunge a questi
meccanici un certo Democle, ch' egli trovò in un' edizione
veneta del 1497 e nella traduzione del Durantino del 1524.
Passa indi il nostro autore ad annoverare quei trattati
che furono scritti da architetti romani. E prima nomina Fus¬
sizio, che scrisse intorno a queste cose un meraviglioso vo¬
lume; purchè invece di meraviglioso non si dovesse leggere