Full text: Lib. VII (7)

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PREFAZIONE 
che informati Democrito ed Anassagora scrissero 
sullo stesso argomento, cioè in che maniera si deb- 
ba (stabilito un centro in un dato luogo secon¬ 
do la luce dell'occhio e l'estensione de raggi far 
ivi corrispondere per ragion naturale tutte le li¬ 
nee, affinchè da una cosa incerta si rappresentas¬ 
sero sulle scene dipinte le immagini reali degli 
edifizi; e quelle che fossero figurate sopra fronti 
diritte e piane, parte in lontano, parte apparisse¬ 
ro prominenti (1) 
8. D' appresso Sileno (2) pubblicò un volu¬ 
(1) Dunque gli antichi conoscevano l'arte della prospet¬ 
tiva ; e lo conferma lo stesso Vitruvio nel susseguente N. 38. 
E questi due passi vitruviani bastano, come osserva il Sa¬ 
glieri (Tom. 1. Monum. Accad. Inscript. Paris), a confutare 
il Perrault, il quale specialmente da alcuni errori di pro¬ 
spettiva osservati nelle scolture della colonna Trajana, vor¬ 
rebbe conchiudere, che quest' arte fosse stata ignota agli an¬ 
tichi. E diffatti chi sia appena istrutto de' principj di pro¬ 
spettiva geometrica ed aerea non può dubitare, al dir dello 
Stratico, che queste parole di Vitruvio non vogliano chiara¬ 
mente indicare i principj medesimi. Qual fosse però la rego¬ 
la, di cui si servivano gli antichi, non è ben nota. Osserva 
l'Orsini, che dalle teorie di Euclide e di Larisseo, interpre¬ 
tati dal Comandino, si acquista l'idea della linea del taglio; 
ma che da quanto scrive Vitruvio sembra invece, che in pra¬ 
tica usando dei punti di veduta e di distanza si formasse 
l'immagine prospettiva dalla forma propria dell'oggetto. Veg- 
gasi la Giunta I. 
(2) Qui incomincia Vitruvio la storia degli architetti, i 
quali fiorirono prima di lui, benchè troppo concisamente, 
non avendoci trasmesso che i loro nomi ed i titoli dei libri 
che avevano composti. Tuttavia, dice lo Stratico, è bene il 
farne ricerca; nel che noi lo seguiremo. 
Di Sileno non v' ha chi faccia menzione, fuori che Vi¬ 
truvio; i suoi scritti perirono. E cosi pure il nostro autore 
è il solo che parli di quell' architetto, che descrisse il tempio 
dorico di Giunone a Samo. 
Ctesifonte e Metagene suo figlio vengono nominati due
	        
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