PREFAZIONE
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stesso, ma pur molt altre genti nutrire. Per ulti¬
mo la morte di costui (condannato qual parrici-
da) si racconta in varie maniere: altri dicono es¬
sere stato da Filadelfo crocefisso, altri lapidato,
altri bruciato vivo a Smirne in un rogo: ma sia
questo, sia quello, certo che a lui toccò la pena
che si è meritata. Nè altro invero sembra meri¬
tarsi chi accusa coloro, da quali non si può piu
in presenza accennar la risposta di quel che sen¬
tiamo scrivendo.
6. Ma io, o Cesare, nè mutati gli altrui fron¬
tespizj, col nome mio do alla luce quest opera,
nè biasimando gli altrui pensamenti ho divisato
çon ciò d'esaltare me stesso: bensi rendo infini¬
te grazie (1) a tutti gli scrittori, perchè coll'e
gregie invenzioni de loro ingegni di tempo in tem
(1) Se ciò doveva farsi ai tempi di Vitruvio, quanto non
dovrà farsi ai nostri, essendosi talmente aumentato il nume¬
ro degli uomini insigni, da potersi giustamente ripetere quel
detto antico: sotto il sole non vi apparisce cosa nuova! Se
non che l' abbondanza degli scrittori anche di vaglia giunse
a tal segno, che non dobbiamo più desiderare che le umane
cognizioni vengano tanto sviluppate, perciocchè la nostra men¬
te è molto limitata, e la vita troppo breve. Ora non si veg¬
gono certamente quei grandi che dettavano leggi siccome poe¬
ti, matematici, fisici, medici, naturalisti, moralisti, e quant'al¬
tro aveasi ad un tempo. Fortunato è colui che possa ab¬
bracciare estesamente quanto risguarda una sola parte speciale
dell'umano sapere. Ed è per questo che si cerca non di am¬
plificare, ma di restringere tutto ciò che fu prodotto dai som¬
mi ingegni, e con dizionarj, compendj, prospetti presentar
alla mente le idee principali siccome tanti assiomi indubita¬
bili. Ma non si vide ancora quell' opera, che pur dovrebb'es¬
sere il risultato della moderna filosofia, e che offrisse quasi
il commentario di tutte le umane cognizioni. A questa sareb¬
be necessario un ingegno sublime che ne concepisse il dise-