PREFAZIONE
maggiori ordinavano le opere agli architetti, che
primieramente fossero di onorate famiglie, poscia
ricercavano se fossero onestamente educati; giu¬
dicando che si dovessero adoperare i modesti, non
i presuntuosi e sfacciati (r). Ed 1 medesimi arte¬
sici non istruivano se non i proprj figliuoli o con¬
giunti, e li facevano buoni uomini, affinchè ad
occhi chiusi si commettesse alla loro fede per co¬
se di tanta spesa il denaro.
7. Ma quando considero gl'imperiti e gl'igno¬
ranti millantarsi di professare cosi grand arte, e
tali che non solo non sanno un principio d' ar¬
chitettura, ma, neppure di fabbrica, debbo alta¬
mente lodare que' padri di famiglia, che confer¬
mati nella fiducia della letteratura, edificando da
per sè stessi stimano, che, dovendo far lavorare
gl'ignoranti, sia più conveniente lo spendere i de¬
nari piuttosto a propria che ad altrui voglia. On¬
de non v'è chi si prenda la briga di fare in casa
verun' altr' arte come di calzolajo o follone, od
altre più facili, ma solamente l' architettura ; tal¬
chè coloro che la professano, non per arte ve¬
ra, ma falsamente son chiamati architetti. Per
tutte queste ragioni ho reputato di scrivere dili¬
(1) Il testo audaciae protervitatis. La protervia é un in¬
dole superba dell' animo, per cui si disprezzano, e si depri¬
mono i meriti altrui: a questa è sempre compagna l' auda¬
cia. Essa poi innatza bene spesso quelli che ne sono imme¬
ritevoli, perchè, sia debolezza, od inerzia dell'umana natu¬
ra, si presta più facilmente orecchio a ciò che diminuisce
l'altrui merito, di quello che a ciò che lo esalta. Stratico.