Full text: Lib. VI (6)

PREFAZIONE 
maggiori ordinavano le opere agli architetti, che 
primieramente fossero di onorate famiglie, poscia 
ricercavano se fossero onestamente educati; giu¬ 
dicando che si dovessero adoperare i modesti, non 
i presuntuosi e sfacciati (r). Ed 1 medesimi arte¬ 
sici non istruivano se non i proprj figliuoli o con¬ 
giunti, e li facevano buoni uomini, affinchè ad 
occhi chiusi si commettesse alla loro fede per co¬ 
se di tanta spesa il denaro. 
7. Ma quando considero gl'imperiti e gl'igno¬ 
ranti millantarsi di professare cosi grand arte, e 
tali che non solo non sanno un principio d' ar¬ 
chitettura, ma, neppure di fabbrica, debbo alta¬ 
mente lodare que' padri di famiglia, che confer¬ 
mati nella fiducia della letteratura, edificando da 
per sè stessi stimano, che, dovendo far lavorare 
gl'ignoranti, sia più conveniente lo spendere i de¬ 
nari piuttosto a propria che ad altrui voglia. On¬ 
de non v'è chi si prenda la briga di fare in casa 
verun' altr' arte come di calzolajo o follone, od 
altre più facili, ma solamente l' architettura ; tal¬ 
chè coloro che la professano, non per arte ve¬ 
ra, ma falsamente son chiamati architetti. Per 
tutte queste ragioni ho reputato di scrivere dili¬ 
(1) Il testo audaciae protervitatis. La protervia é un in¬ 
dole superba dell' animo, per cui si disprezzano, e si depri¬ 
mono i meriti altrui: a questa è sempre compagna l' auda¬ 
cia. Essa poi innatza bene spesso quelli che ne sono imme¬ 
ritevoli, perchè, sia debolezza, od inerzia dell'umana natu¬ 
ra, si presta più facilmente orecchio a ciò che diminuisce 
l'altrui merito, di quello che a ciò che lo esalta. Stratico.
	        
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