Full text: Lib. VI (6)

GIUNTA iII. 
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tazione quando si adopera la stessa materia ond' è composto 
l'originale, per cui la natura non può imitarsi con la natura; e 
che il piacere e lo stupore che producono le arti imitatrici 
deriva principalmente dal vedere che un artista con una ma¬ 
teria tra le mani indocile oltremodo e ritrosa seppe, senza 
mai cambiarla, modificarla cosi che rassomigliasse all' origi¬ 
nale da lui tolto ad imitare; imperciocchè molti piaceri si 
compongono di sensazione e di riflessione ad un tempo, an¬ 
zi spesse volte renduto è grande dalla riflessione un piace¬ 
re, che piccolo assai, quanto alla sensazione, sarebbe (1). 
Ma con pace del dilicato cantore delle delizie campestri, 
che pur sostenne questo parere ci sia concesso di considera¬ 
re la imitazione da un altro lato. Imitare, a giusto rigore, non 
significa che ridurre una cosa a simiglianza d' un' altra, nul¬ 
la badando alla materia che per ciò venga impiegata; il sog¬ 
getto imitato dicesi originale o naturale, l'imitazione chia¬ 
masi anche copia. La natura, è vero, s' imita con l' arte e 
non con la natura; ma l' arte consiste nella disposizione del¬ 
la materia non nella sua formazione, poichè questa e pel pit¬ 
tore e per lo statuario, e pel giardiniere viene somministra¬ 
ta dalla natura medesima. Di più nel vero piacere che desta 
la imitazione non può aver parte la riflessione sulla difficol¬ 
tà dell' opera, perchè allora si conoscerebbe l'arte, e man¬ 
cherebbe il vero scopo della perfetta imitazione, ch' è quel¬ 
lo di presentare l' oggetto imitato con tanta illusione da far¬ 
lo suppor naturale, siccome avvenne della mosca che il pit¬ 
tore discepolo dipinse sul quadro che il maestro aveva la¬ 
sciato in sua custodia. Di più la imitazione cerca di copiare 
un esemplare il più perfetto che sia nel genere prescelto, e 
fa appunto quello che dice lo stesso Pindemonte del giardi¬ 
niere, la cui arte consiste nell' abbellir cosi un vasto terre¬ 
no, che sembri che la natura l' abbia abbellito in quella gui¬ 
sa, ma con una perfezione, e con un finimento maggiore di 
quello che si vede comunemente. E chi dirà che quest arte 
cosi difinita non appartenga alla classe delle imitatrici? Do¬ 
vrebbe adunque, stando al senso che attribuisce il Pinde¬ 
(1) Ippolito Pindemonte.
	        
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