GIUNTA iII.
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tazione quando si adopera la stessa materia ond' è composto
l'originale, per cui la natura non può imitarsi con la natura; e
che il piacere e lo stupore che producono le arti imitatrici
deriva principalmente dal vedere che un artista con una ma¬
teria tra le mani indocile oltremodo e ritrosa seppe, senza
mai cambiarla, modificarla cosi che rassomigliasse all' origi¬
nale da lui tolto ad imitare; imperciocchè molti piaceri si
compongono di sensazione e di riflessione ad un tempo, an¬
zi spesse volte renduto è grande dalla riflessione un piace¬
re, che piccolo assai, quanto alla sensazione, sarebbe (1).
Ma con pace del dilicato cantore delle delizie campestri,
che pur sostenne questo parere ci sia concesso di considera¬
re la imitazione da un altro lato. Imitare, a giusto rigore, non
significa che ridurre una cosa a simiglianza d' un' altra, nul¬
la badando alla materia che per ciò venga impiegata; il sog¬
getto imitato dicesi originale o naturale, l'imitazione chia¬
masi anche copia. La natura, è vero, s' imita con l' arte e
non con la natura; ma l' arte consiste nella disposizione del¬
la materia non nella sua formazione, poichè questa e pel pit¬
tore e per lo statuario, e pel giardiniere viene somministra¬
ta dalla natura medesima. Di più nel vero piacere che desta
la imitazione non può aver parte la riflessione sulla difficol¬
tà dell' opera, perchè allora si conoscerebbe l'arte, e man¬
cherebbe il vero scopo della perfetta imitazione, ch' è quel¬
lo di presentare l' oggetto imitato con tanta illusione da far¬
lo suppor naturale, siccome avvenne della mosca che il pit¬
tore discepolo dipinse sul quadro che il maestro aveva la¬
sciato in sua custodia. Di più la imitazione cerca di copiare
un esemplare il più perfetto che sia nel genere prescelto, e
fa appunto quello che dice lo stesso Pindemonte del giardi¬
niere, la cui arte consiste nell' abbellir cosi un vasto terre¬
no, che sembri che la natura l' abbia abbellito in quella gui¬
sa, ma con una perfezione, e con un finimento maggiore di
quello che si vede comunemente. E chi dirà che quest arte
cosi difinita non appartenga alla classe delle imitatrici? Do¬
vrebbe adunque, stando al senso che attribuisce il Pinde¬
(1) Ippolito Pindemonte.