Full text: Lib. V (5)

GAPO VII. 
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va, ora d'un palazzo, ed ora quella di qualunque altro og¬ 
getto od edifizio. Dalle quali ragioni deduce che i triangoli 
dovessero essère disposti lateralmente in modo che stessero 
negli spazj delle voltate, ossia degl' intervalli che vi erano 
fra la scena e la gradinata. L'opinione dell'Ortiz differisce 
solo nel supporre che non fossero collocati tre prismi d'am¬ 
be le parti, ma bensi un solo a tre facce, e che ciascuna di 
queste avesse appartenuto all’azione tragica; per la qual 
cosa suppone che in quello stesso teatro non si avessero potu¬ 
to rappresentar commedie o satire, ma che vi fossero per 
queste rappresentazioni altri teatri con iscene comiche 
o satiriche, delle quali Vitruvio non parla, poichè il teatro 
era in tutto il rimanente lo stesso; ovyero nel teatro tragico 
si potevano rappresentare anche satire o commedie, qualora la 
scena fosse stata coperta con tele dipinte alla foggia che que¬ 
sti drammi richiedevano; stantechè si sa che nei tempi plu 
antichi eranvi scene dipinte anche nei teatri stabili, come lo 
dice Vitruvio nel lib. VII. cap. 5; e che vi fossero anche 
nei temporanei si rileva dal cap. 2. lib. VI., dal proemio del 
lib. VII. e da altri passi. Plinio fa cenno di un Serapione 
abile dipintore di scene ; come pure di scene dipinte nel lib. 
IV. cap. 11. Il Newton poi osserva che Galiani fece la fron¬ 
te della scena troppo breve eguagliandola al diametro del 
circolo dell'orchestra, per cul i prismi in quell' intervallo 
potevano collocarsi soltanto fra i corni delle gradinate. Ma 
essendo dimostrato che la lunghezza della scena doveva es¬ 
sere doppia del diametro del circolo dell'orchestra, la dispo¬ 
sizione del Galiani avrebbe tolta agli spettatori una troppo 
gran parte della scena, e quei prismi avrebbero coperto agli 
spettatori, che stavano verso i corni delle gradinate, la parte 
di mezzo della scena medesima. Perlocchè egli conchiude 
che quel prismi fossero disposti nel senso della lunghezza e 
secondo la direzione della scena d'ambe le parti fra le por¬ 
te laterali e le voltate. Ignazio Dante, nei comenti alla 
Prospettiva di Barozzi da Vignola, riporta che l'artifizio der 
prismi, ossia dei triangoli movibili intorno ai loro assi, fosse 
usato nelle azioni comiche, che per comando dei principi 
della Toscana colä si rappresentavano. Un prisma a grandi 
facce occupava il mezzo della scena, ed eranvi tre minori 
per parte aventi le loro facce adorne di pitture fra di esse 
corrispondenti, e potevasi col mezzo di essi cangiare rapida¬ 
mente la scena, e farle prendere non solo tre aspetti, ma un 
maggior numero, se in luogo di un prisma triangolare si a¬ 
vesse adoperato un prisma poligono. Si hanno scene dipinté 
a questa guisa da Aristotele Sangallo, da Baldassare Lanc 
da Urbino, e da altri eccellenti pittori ricordati dallo stesse 
Dante, il quale soggiunge, che ad accrescere la maraviglia e
	        
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