CAPO IX.
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terra, resiste sempre quando resta immerso nell' acqua. Si può questo
ravvisare in Ravenna (, ove tutte le fabbriche pubbliche e private hanno
sotto le fondamenta palafitte di questa sorta.
L'Olmo poi ed il Frassino hanno moltissimo d'acqua, pochissimo d'a¬
ria e di fuoco, e températamente di terra: si piegano posti in opera, e
per l'abbondanza dell' umido non hanno forza da reggere al carico, onde
presto si fendono. Ma se sono per la vecchiaja diseccati, oppure che
nella campagna medesima siano giunti alla perfezione (2), si estingue allora
l'umido ch' è in loro, e diventano più duri; e nelle commessure e negli
incastri, per la pulitezza che hanno, assicurano una forte concatenazione.
Il Carpino, nella cui tempera entra pochissimo fuoco e terra, ma mol¬
tissima aria ed acqua, non è fragile, ma è facilissimo a lavorarsi. I Greci.
perchè di codesto legno ne fanno i gioghi per i buoi, e presso loro i gio-
ghi si chiamano Ziga, appellano perciò Zigian anche cotesto legno.
Non sono meno meravigliosi il Cipresso 6) ed il Pino, aventi abbon¬
danza di umido, e discrete porzioni degli altri elementi, pel quale so¬
verchio umido sogliono in opera fendersi, ma si conservano senza difetti
sino alla vecchiezza: perchè l'umido che emana dal loro corpo è di sapore
amaro, e per la sua amarezza non vi lascia penetrare i farli, né altri
animaletti che sono nocivi; e per questa cagione i lavori che si fanno di
tali legni durano eternamente.
Il Cedro ed il Ginepro hanno le medesime buone proprietà ed usi;
e siccome dal cipresso e dal pino si ha la ragia, cosi dal cedro cavasi
l'olio che si chiama cedrino, col quale ungendosi qualunque cosa, e spe¬
cialmente i libri, non sono offesi dalle tignuole e dai tarli. Le foglie di
questi alberi somigliano quelle del cipresso, ed il legname ha la vena
diritta. Nel tempio d' Efeso la statua di Diana ed i lacunari sono di
questo legname, come lo sono ancora in parecchi templi nobili, afsinché
abbiano lunga durata. Codesti alberi allignano, più che in altre parti, in
Creta, nell' Affrica, ed in alcuni luoghi della Soria.
Il Larice (4, che non è conosciuto se non in que municipj che sono
intorno alla riva del Po, e a'lidi del mare Adriatico, non solo non viene
offeso dai tarli e dalle tignuole, per la grande amarezza del suo sugo, ma
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piedi senza essere tagliati ; lo che ha poco sopra
(1) A' tempi di Vitruvio era Ravenna quasi tutta
espresso: si stantes, et vivae siccescendo.
dentro l' acqua, com'é a un di presso Venezia
(3) Plin. (lib. XVI. cap. 33) tratta del cipresso,
A ciò che poi Vitruvio dice delle palafitte soggiun¬
e lo distingue in maschio e femmina, e dice: Cu¬
go, che si costuma in Venezia di farle con il fag
pressus in marem et foeminam separatur. Mas late
gio verde, il quale s' indurisce sott' acqua di tal
in ramos promittitur et diffunditur: foemina con¬
maniera che giugne perfino a pietrificarsi.
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trahitur et in conum surgit.
(2) Vorrebbe il Filandro leggere persectae in luoge
() Dopo i tempi di Vitruvio dovette però essere
di perfecto ; e benissimo può stare, perchè gli al¬
noto il larice a' Romani, ed impiegato nelle loro
beri restando lungo tempo cosi tagliati in campagne
fabbriche; poichè, al riferire di Plinio (lib. XVI
s' induriscono a perfezione. Imperocchè dicendo qui
cap. 39), l'imperatore Tiberio fece edificare il ponte
Vitruvio: simul autem vetustate sunt aridae factae,
delle Naumachie con questa sorta di legname.
intende degli alberi che si seccano naturalmente in